Il nuovo? Non è il meglio! E certo non serve a misurare il progresso

Evandro Agazzi, filosofo e fisico, ordinario di Filosofia della Scienza all’Università Panamericana di Città del Messico, alla vigilia del convegno promosso dal Progetto culturale della Chiesa italiana sul tema”Progresso Scientifico, progresso umano” (Roma 22-24 gennaio). L’invito a rivisitare i valori di riferimento per “una compiuta realizzazione di tutte le dimensioni personali e sociali dell’uomo”.

Se c’è una cifra che caratterizza globalmente la cultura contemporanea, questa è sicuramente la ricerca del progresso. Ma questa tendenza ci pone di fronte ad un concetto complesso e con mille sfaccettature. Cosa si intende concretamente con la parola “progresso”? Il progresso umano si riduce al progresso scientifico? Quali valori e punti di riferimento devono guidare un progresso autentico? Che rapporto può esistere tra fede religiosa e acquisizione del sapere scientifico? Sono alcuni degli interrogativi che abbiamo rivolto al professor Evandro Agazzi, filosofo e fisico, ordinario di Filosofia della Scienza all’Università Panamericana di Città del Messico, alla vigilia del convegno promosso dal Progetto culturale della Chiesa italiana sul tema “Progresso Scientifico, progresso umano” (Roma 22-24 gennaio).

Professore, il progresso è sicuramente un ‘totem’ dei nostri tempi. Come lo si potrebbe definire in breve?
“Non è facile definire un’idea tanto complessa. In generale si può dire che il progresso è un cambiamento verso il meglio, ma il problema difficile è proprio precisare in che consista tale ‘meglio’. Insomma, quando si parla di progresso ci si impegna in un giudizio di valore, e il senso di tale giudizio dipende dal valore di riferimento. Questa ovvia consapevolezza sembra oggi smarrita, di fronte alla convinzione che il ‘nuovo’ sia di per sé migliore di quanto lo precede e non è un caso che da mille parti si proclami che l’innovazione è la molla del progresso, per incrementare la quale è indispensabile mobilitare mezzi ed energie. Forse ciò è vero da un punto di vista economico, poiché per assicurare sul mercato il successo di un prodotto quasi sempre si sbandiera una sua novità rispetto ai concorrenti o anche semplicemente rispetto al modello precedente del medesimo prodotto. Ma è molto dubbio che questo criterio possa sostituire anche su tale piano la ricerca della qualità e meno ancora che possa servire per misurare il progresso di una società in senso generale”.

Quali i criteri di valutazione per un progresso autentico del genere umano?

“Bisogna abbandonare la prospettiva temporale per valutare il progresso. Un tempo si affermava che lo stato di perfezione e felicità dell’umanità si trovava alle origini perdute di essa e che il corso della storia è una parabola discendente. La modernità ha semplicemente invertito questa visione, affermando che il corso della storia procede di per sé verso il progresso. In entrambi i casi si esclude il riferimento a valori soprastorici per valutare il progresso e, specialmente, per promuoverlo. Anche oggi, quindi, è indispensabile riscoprire e approfondire quei valori che riguardano la compiuta realizzazione di tutte le dimensioni personali e sociali dell’uomo per cercare di armonizzarle e ottimizzarle nelle condizioni storiche presenti”.

Che rapporto esiste tra progresso scientifico e progresso umano in generale?

“Il progresso scientifico è parte importante del progresso umano generale, poiché costituisce un grande ampliamento delle conoscenze circa i più diversi ambiti della realtà e da esse si possono trarre applicazioni per migliorare la condizione umana. Tutto ciò è possibile a condizione che si sappia come indirizzare tali applicazioni e anche quali condizioni di esercizio imporre alle attività che mirano alla produzione di conoscenze scientifiche. In sostanza, si tratta di riconoscere la presenza di parecchi valori che debbono essere soddisfatti per un progresso umano generale e cercare di ottimizzare il loro soddisfacimento, in modo che nessuno di essi prevalga al punto da sacrificare un’adeguata soddisfazione degli altri”.

Scienza e fede, alleati o antagonisti per l’avanzamento del progresso umano?

“Scienza e fede sono e debbono essere alleate per l’avanzamento del progresso, poiché ciascuna soddisfa esigenze profonde e diverse dell’essere umano, come sono quella di sapere sempre di più (scienza) e nello stesso tempo di dare un senso globale a quanto si conosce e trovare la direzione della propria esistenza che le conferisca il valore e il senso ultimo (fede). Di fatto, anche nel mondo secolarizzato attuale gli uomini che vivono con consapevolezza la propria esistenza la orientano secondo una certa fede, sia pure non più specificamente religiosa”.

Professore, come spiegare il coesistere di tanti sforzi per l’avanzamento del progresso e l’abbrutimento umano che traspare anche dalle cronache di questi giorni?
“La spiegazione si trova nel fatto che tali sforzi non sono in generale indirizzati verso il soddisfacimento di alti valori umani, bensì sono promossi da motivazioni molto più basse, come la ricerca del profitto, del potere, della supremazia politico-militare. Il soddisfacimento di tali motivazioni non rifugge dall’uso della violenza (in forme in generale meno appariscenti e brutali), ma è innegabile che la società attuale è permeata da rappresentazioni continue e anche impressionanti di violenza, cosicché questa risulta di fatto celebrata e non appare più un obbrobrio che non si deve commettere neppure per raggiungere fini elevati o difendere fedi o diritti legittimi”.