Chiesa di Rieti

Il “nuovo” lavoro dei sacerdoti: quando l’identità cristiana passa dal web

Non stanno certo abbandonando le loro comunità, i sacerdoti della nostra Diocesi: in un momento di timori e obbligata distanza fisica, sono chiamati ad essere ora più che mai punto di riferimento per i parrocchiani. E si approfitta della tecnologia

#chiciseparera, è il nome dato alla Cei al nuovo sito, creato per «dare segni di speranza e di costruzione del futuro a tutti fedeli che stanno vivendo momenti difficili a causa del virus Covid-19».

Un modo per testimoniare l’impegno della Chiesa a tessere relazioni e mantenere i fili delle nostre comunità, sempre ben saldi nonostante l’epidemia che ci ha costretti a separarci, seppur solo fisicamente. Sulla stessa linea, procede l’impegno della nostra diocesi, e di tutti i sacerdoti, i religiosi e le religiose che vi operano, sempre in prima linea per evitare paura e senso di smarrimento e abbandono.

Occorre, ora più che mai, sapere che non siamo soli, e riscoprire il nostro più profondo senso di appartenenza. Accolto l’appello del vescovo Domenico a recitare il rosario tutte le sere alle ore 21, dopo il rintocco di tutte le campane diocesane, i parroci proseguono a maggior ragione in un periodo di alta vulnerabilità ad essere un punto di riferimento e comunicazione per le proprie comunità.

Nell’impossibilità di poter raggiungere tutti di persona, un grande aiuto arriva dai mezzi tecnologici. C’è chi ha celebrato la Santa Messa o l’Adorazione Eucaristica in diretta Facebook, come i monaci della fraternità del monte Terminillo e don Sante Paoletti, e sono stati moltissimi i sacerdoti che hanno affidato alle proprie pagine social piccoli video di riflessione o incoraggiamento, così come tanti coloro che hanno approfittato delle chat di gruppo delle confraternite, dei cori parrocchiali e del catechismo per fornire le corrette informazioni e non lasciare che lo sconforto prenda piede più del dovuto.

«Mando tramite WhatsApp a circa duecento contatti la pagina del Vangelo del giorno con l’invito a leggerlo in famiglia prima del rosario della sera», fa sapere padre Ezio da Poggio Bustone.

«Certo, dispiace», scrive don Stanislao, in merito alla sospensione delle celebrazioni comunitarie. «Ma possa questo dispiacere risvegliare in noi il desiderio di Cristo. A volte succede che il più grande tesoro che abbiamo a disposizione non lo apprezziamo abbastanza oppure, perfino, lo ignoriamo. Come non riusciamo ad apprezzare il dono della vista. Basterebbe non vedere per un mese per rendersi conto che la vista non è un dono qualsiasi ma è straordinario. L’Eucaristia non è un dono qualsiasi. È straordinario. Quando vediamo tramontare il sole un po’ ci dispiace. Qualcosa finisce. E ci consola il fatto che quel sole ritornerà. Ma noi di nuovo non lo apprezzeremo appieno. Fra qualche giorno o settimana l’Eucaristia verrà nuovamente celebrata nelle nostre chiese. L’apprezzeremo?».

Sapremo guardare il sole con entusiasmo nuovo e rinnovato? Sapremo cogliere il messaggio che la situazione in cui ci siamo ritrovati catapultati all’improvviso ci sta dando? Le nostre chiese, con le loro campane spiegate all’unisono, ci indicano che la strada da seguire è una, e che «anche la chiesa più piccola, narra di un amore infinito», come scrive padre Mariano Pappalardo.

Chiamati alla massima prudenza, come normale che sia, ma chiamati tutti a rafforzare, anzi, ritessere nuovamente, le fila dell’identità cristiana. «Proseguo a celebrare, pur da solo, le Sante Messe per i defunti come fissato nella mia agenda – dice don Nicola – ho rassicurato i familiari in merito e ho rimandato ad una seconda celebrazione, da effettuare in maniera comunitaria, quando tutto questo sarà finito. I nostri bambini sanno che ci siamo anche se non ci vedono, e ai nostri anziani abbiamo fatto sapere tramite figli o nipoti che torneremo presto ad abbracciarli e dire Messa: un momento che soprattutto per loro era un riferimento fisso comunitario».

«In questi giorni potete fare la comunione spirituale – scrive don Adolfo da Amatrice – una comunione che non si fa esteriormente, come la comunione sacramentale, ma spiritualmente, cioè internamente e mentalmente, senz’alcun atto materiale e corporale: spiritualmente, cioè soprannaturalmente e divinamente. Si chiama pure comunione interiore, comunione del cuore, comunione invisibile e mistica; perchè ci unisce a Gesù in modo misterioso e nascosto, senz’alcun segno visibile come nella comunione sacramentale. Si chiama finalmente comunione virtuale, perchè ha la virtù di farci partecipare ai frutti dell’Eucaristia».

Ci hanno tolto la vicinanza ravvicinata, gli occhi del sacerdote a pochi centimetri dai nostri, durante la confessione, l’abbraccio e i sorrisi delle suore, le carezze ai nostri bambini. Non abbiamo il segnale tangibile dell’acqua viva delle acquasantiere, la pace trasmessa attraverso la nostra mano in quella dell’altro la domenica di festa, tra i banchi delle nostre chiese. Ma abbiamo altro.

Abbiamo la tenacia della fede che non si ferma, ma si rafforza scoprendo nuovi modi di comunicazione, svelando un’ulteriore vicinanza e partecipazione verso i timori dei genitori, le paure dei bambini, l’isolamento degli anziani. Siamo sospesi, smarriti, e proprio per questi stiamo recuperando l’essenziale.

«Mi sto adoperando perchè tutti comprendano ciò che accade, e possano stringersi l’uno all’altro secondo le disposizioni della diocesi», dice il parroco di Vazia don Zdenek, e così don Matteo, da Longone e Rocca Sinibalda: «Sto richiamando tutti allla preghiera, e spiegando come seguire lo streaming del rosario insieme al nostro vescovo. La nostra campana è programmata alle 20.59, perchè alle 21 tutti siano pronti».

Dalla sua pagina social, don Mariano Assogna richiama alla preghiera, padre Renzo Cocchi, dal santuario di Poggio Bustone, aggiunge l’appello a «coraggio, ottimismo, vitalità, impegno e determinazione».

«Passiamo un po’ del nostro tempo con in mano la Bibbia», suggerisce dalla sua pagina Facebook don Salvatore Nardantonio, spronando le persone ad approfittare del tempo trascorso in casa.

Diversificato, come sempre, il lavoro da parrocchia a parrocchia, in base alla percentuale di anziani poco avvezzi ai social, oppure ai bambini che paradossalmente stanno reagendo meglio degli adulti, attingendo dal bagaglio di energia e ottimismo che li contraddistingue.

Don Stefano, cappellano dell’ospedale de Lellis di Rieti, ha visto il proprio lavoro completamente stravolto: «Tuttavia, sto trovando di portare conforto agli ammalati, e anche al personale sanitario, che ne ha più che mai bisogno in questo momento. Rimango a distanza, metto la mascherina o saluto dal corridoio, e rimando tutti all’appuntamento delle 21».

Tutte le sere, a quell’ora, alla luce fioca dei lumini accesi alle nostre finestre, i rintocchi di campana all’unisono ci richiamano a un appuntamento fisso: il rosario in streaming, dalla cattedrale di Rieti. Il vescovo Domenico prega insieme a noi dalla Cappella della Madonna del Popolo, e la tecnologia ancora una volta ci viene in soccorso: attraverso lo schermo del computer o dello smatphone possiamo pregare contemporaneamente, raccogliere i gesti e le parole del nostro pastore, e sentirlo dentro alle nostre case e vicino alle nostre famiglie.