Il nostro cuore aperto alla novità dello Spirito (Mc 3,1-6)

Leggi e rileggi

Entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: “Àlzati, vieni qui in mezzo!”. Poi domandò loro: “È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?”. Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: “Tendi la mano!”. Egli la tese e la sua mano fu guarita. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. (Mc 3,1-6)

Medita e rifletti

Siamo ad una svolta!

Da questo punto del vangelo, la mormorazione prima, l’ostilità poi, dei farisei nei confronti di Gesù si muta in decisione: “tennero consiglio contro di lui per farlo morire”. Troppo sconcertante il suo messaggio, troppo disinvolto il suo atteggiamento, quasi arrogante e irrispettoso: “Costui bestemmia” (Mc 2,18). E’ pericoloso, una mina vagante: “deve morire”. La sublimità del dono di Dio, il suo “esserci” inaudito, il suo schierarsi dalla parte dell’uomo, viene percepito come “bestemmia”… e Gesù è triste “per la durezza del loro cuore”. Non ci si accosta a Gesù con animo disarmato, non ci si lascia interpellare da lui, non si è disponibili ad una qualsiasi novità. Chi è avviluppato nel sospetto, chi veste i panni dell’inquisitore, chi dall’alto delle sue sicurezze crede di poter e dover giudicare, chi teme la forza prorompente della novità, non può che opporre un rifiuto, e già si staglia all’orizzonte il tragico epilogo: “Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire” (Gv 19,7). Tragico epilogo non solo perché segnerà la morte di Gesù, ma anche e soprattutto perché manifesterà l’ostinato e definitivo rinchiudersi degli scribi, nella tombale fortezza della legge impenetrabile alla grazia, l’ennesima decisione di perdere l’appuntamento con Dio, l’ultimo e disperato tentativo di sottrarsi al giudizio salvifico di Dio, attribuendosi il ruolo di giustizieri. Inspiegabile dramma di una collettiva follia suicida!

Più che il peccato, è l’indurimento del cuore nella sua presunta “giustizia” a sottrarre l’uomo dall’amoroso effluvio di grazia che proviene da Dio, e così la morte spirituale è già accovacciata dinnanzi alla porta di casa. La sclerocardia è l’unica penna in grado di scrivere l’antivangelo! Proprio da questa chiusura del cuore, Gesù è venuto a salvarci. Il suo intento è che ogni cuore possa davvero aprirsi e vivere. La mano chiusa e rinsecchita di quell’uomo che egli si trova dinnanzi nella sinagoga è immagine del cuore ostinato, indurito e necrotico di quei farisei che lo scrutavano per accusarlo. Come insieme a quella mano egli avrebbe voluto sanare anche i loro cuori! Ma essi tacevano.

La storia si ripete. Quante e quante volte ancora, dinnanzi alla novità, alla vita, al futuro, alla vivacità dello Spirito, dinnanzi all’inaudito manifestarsi del dono di Dio, ci accadrà di tacere? Un cuore che non batte rinserra la bocca in un conato di sospetto, in un brivido di paura, in una smorfia di morte. E’ ora di un trapianto, un trapianto di cuore!

  • Anch’io sono tra coloro che mormorano, alimentano le ostilità, seminano zizzania?
  • Sono sicuro di non nascondermi dietro le regole e le norme per giustificare la mia intolleranza verso il fratello?
  • So aprire il mio cuore alla carità che tutto perdona?

Prega

O Dio Padre dei poveri e Signore dell’universo crea in me un cuore nuovo, un cuore capace di stupore per le meraviglie del tuo amore; un cuore capace di cogliere e di assecondare l’offerta di salvezza che in Cristo offri ad ogni uomo. Che non mi accada di giudicare i tuoi progetti di bene e non me ne renda colpevolmente ostile.

Agisci

Non progetterò di dare la “morte” a qualcuno solo perché esula dai miei criteri, saprò accogliere la novità e da essa saprò lasciarmi interpellare. Porrò ogni impegno a dilatare il mio cuore per accogliere anche ciò e anche chi è diverso.