Il ministero della Consolazione: come “consolare” i sofferenti e i malati / 1

«Sia benedetto Dio, Padre del signore nostro Gesù cristo, padre di misericordia e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio. Infatti, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così anche per mezzo di Cristo abbonda la nostra consolazione e salvezza; quando siamo confortati, è per la vostra consolazione, la quale si dimostra nel sopportare con la forza le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo. La nostra speranza nei vostri riguardi è ben salda, convinti che come siete partecipi della sofferenza così lo siate anche della consolazione» (2Cor 1,3ss).

Si tratta di un’intuizione formidabile: vivere le sofferenze e le consolazioni nelle e dalle sofferenze. è una consolazione che è dentro la tribolazione affrontata. Non sono più solo le sofferenze di Paolo, ma quelle di Cristo e comprendiamo che l’Apostolo vive le sofferenze non come destino personale solitario, ma come sofferenze di Cristo in lui, perché sono nell’ambito del mistero che il Signore Gesù gli ha affidato, e quindi nell’unità di vita che egli vive nel Cristo. Le chiama sofferenze di Cristo in lui perché gli vengono dal fatto che si è buttato nel mistero per amore del Signore. E nella misura in cui abbondano le sofferenze, quindi sono numerose e frequenti, non poche e sporadiche, «così per mezzo di Cristo abbonda anche la nostra consolazione» (v. 5). C’è una stretta relazione tra la sofferenza di Gesù in lui e la consolazione per mezzo di Gesù in lui. Possiamo dire che Paolo legge nelle sue esperienze di prove personali e comunitarie, il mistero di morte-risurrezione: entrando nel mistero della morte, abbonda in lui il mistero della risurrezione di Gesù, che è vissuto qui come conforto, come consolazione. Le consolazioni, quindi, nascono dall’entrare nelle prove, e non sono a lato, accanto, o come diciamo sono frutto della ricompensa rispetto alle prove.

Inoltre, l’Apostolo ci dice che la consolazione apostolica non è per lui, non è come le gioie della vita che possiamo pensare ci siano date per ricompensare le prove. è una consolazione apostolica per gli altri: «quando siamo confortati, è per la vostra consolazione» (v. 6).

Paolo vede questo entrare nella prova che è per gli altri, non soltanto un incidente di percorso nel ministero, bensì è un ingrediente, perché attraverso di esso può arrivare a sperimentare l’amore di Dio che è efficace.