Il matrimonio è nullo quando se ne ignora l’essenza

Per potersi avere un valido matrimonio è necessario che le parti abbiano una certa conoscenza di questo istituto che decidono di scegliere per la vita.

D’altronde come potrebbe ritenersi impegnato in qualcosa chi non ha neppure una minima conoscenza dei diritti e doveri che intende assumere? Conoscere qualcosa è necessario per decidere di volerla. Ci si chiede, a questo punto, cosa il nubente debba conoscere in ordine al matrimonio e quale debba essere il grado sufficiente di conoscenza affinché esista un consenso valido. Il caso di specie riguarda quindi l’ignoranza, ovvero, la mancanza di una adeguata conoscenza ossia di quella conoscenza che può definirsi “comune”. Non si presuppone allora una conoscenza scientifica o tecnica, ma quella che è alla portata di tutti e che si ritiene appartenga, normalmente, ad ogni individuo che abbia raggiunto l’età matrimoniale. Può, tuttavia, talvolta accadere che per determinati fattori ambientali ed educativi, un soggetto decida di sposarsi senza possedere un’adeguata conoscenza del vincolo coniugale.

Il matrimonio resta comunque un istituto alla portata di tutti indipendentemente dal loro grado di istruzione: chiunque può accedervi purché non ne ignori gli elementi essenziali. In concreto è necessario che le parti almeno non ignorino che il matrimonio è: un consorzio di vita (ovvero un’intima unione d’intenti, d’impegni e di responsabilità, in cui l’uomo e la donna vivono in piena e reciproca parità); una comunità permanente tra i coniugi (si esclude quindi ogni unione occasionale o transitoria); una comunità eterosessuale (tra due persone di sesso diverso); una comunità ordinata alla procreazione della prole (non si tratta quindi di una semplice amicizia, o di una società di mutuo soccorso, ma di un legame così intimo tra gli sposi in cui deve esistere anche una qualche cooperazione sessuale utile alla generazione della prole). L’ignoranza di tale ultimo punto si presume non sussista più dopo la pubertà, quindi per i paesi mediterranei, circa a 12 anni per la donna e 14 per l’uomo. E’ evidente quindi che la persona deve donarsi in toto per la costituzione di un rapporto altrettanto totale di comunione di vita ed amore coniugale come il matrimonio stesso richiede.