Il marziano? Nerd e poeta

In questi giorni nelle sale italiane c’è un po’ di marte. Il regista Ridley Scott dopo Alien, Blade Runner e altri capolavori presenta Sopravvissuto – The Martian, un colassal con al centro il pianeta rosso. Ad un primo sguardo potrebbe essere definito un Cast Away “spaziale”, con Matt Damon al posto di Tom Hanks. Ma al di la della solita magia hollywoodiana (effetti speciali, sceneggiature elaborate, star internazionali…), c’è molto altro da vedere.

Fin dalla prime scene è chiaro che sopravvivere su marte è un affare da nerd. Botanico di formazione, il protagonista, dopo un primo comprensibile momento di sconforto per essere rimasto da solo su marte, si lancia nella coltivazione di patate. Senza ne acqua ne terra fertile è facile capire quanto questo sia difficile. E poi nel corso della pellicola è costretto ad applicare tutte le sue conoscenze scientifiche da astronauta, in un mondo così ostile.

Però il vero covo di cervelloni è la Nasa. Tolti alcuni militari, preparati ma più “fichi”, tutti sono a proprio aggio con la chimica o la matematica. Quando ad un certo punto viene citato “Il Signore degli Anelli” soltanto l’addetta stampa si guarda intorno come smarrita. Forse una visione estrema della realtà, ma nemmeno troppo favoleggiata.

Il secondo protagonista resta comunque il nostro vicino planetario. Il paesaggio marziano, con le inquadrature dall’alto e le maestose tempeste di sabbia, evoca un territorio insieme primordiale e fantascientifico. Le rocce e il deserto si alternano solamente a enormi crateri. L’unico fuori posto sembra proprio lo sfortunato “sopravvissuto”. Questo a tratti da un tono poetico al film, in qualunque senso un film può dirsi poetico.

In fondo esisto poche cose più suggestive dello spazio profondo. Dentro una navicella ridotta ad una scatoletta di tonno aperta, la candida tuta spaziale contrasta perfettamente con l’oscurità appena sporcata dalle stelle. Alla fine appare naturale che un uomo rimasto solo per mesi, a milioni di chilometri di distanza dal resto dell’umanità, non appena ristabilisce le comunicazioni si esprime anche con questa frase che sembra un verso: “Ogni giorno guardo l’orizzonte immenso perché posso farlo”.