Il giusto vive di fede

Beati coloro che lavano le loro vesti per avere diritto all’Albero della vita e, attraverso le porte, entrare nella Città (Ap 22,14)

La fede non restringe l’attenzione all’ambito personale, intimo e privato. La fede è il solo criterio capace di farci rapportare in modo giusto al mondo e alla storia. Nel parlare della fede che giustifica, S. Paolo cita il famoso oracolo di Abacuc: “Il giusto per fede vivrà” (Ab 2,4; Rm 1,17; Eb 10,37-38). Tre volte troviamo citato, nel Nuovo Testamento, questo oracolo, segno della sua validità perenne e dell’importanza decisiva che gli è attribuita.

Cosa vuole dire Dio con questa parola profetica? Il messaggio del libro di Abacuc è drammatico e lineare. Il libro si apre con un lamento del profeta, per la disfatta della giustizia, e perché Dio sembra assistere impassibile dall’alto dei cieli alla violenza e all’oppressione. Dio risponde che tutto ciò sta per finire perché arriverà presto un nuovo flagello (i Caldei) che spazzerà via tutto e tutti. Il profeta si ribella a questa soluzione. È questa la risposta di Dio? Un’oppressione che si sostituisce ad un’altra? Come può lui, “dagli occhi così puri”, vedere il male e tacere?

Ed ecco il punto dove Dio aspettava il profeta. C’è una solennità insolita nel modo in cui l’oracolo divino è introdotto: “Scrivi la visione e incidila bene sulle tavolette … Se indugia, attendila … Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede”. Al profeta è chiesto il salto della fede. Dio non scioglie l’enigma della storia, ma chiede di fidarsi di lui e della sua giustizia, nonostante tutto. La soluzione non sta nella cessazione della prova, ma nell’aumento della fede. “Il più grande messaggio di questo profeta – è stato scritto – non sta tanto in nuovi argomenti addotti per spiegare l’agire di Dio, ma sta nell’atteggiamento di fede. Solo il dialogo con Dio, la domanda, l’obiezione, la speranza contro ogni speranza, costituiscono la via giusta di interpretazione della storia e dei problemi che pone”.

La lezione che Dio dà per mezzo del profeta è questa: la storia è una continua lotta tra bene e male, di empi che trionfano e di giusti che soffrono. La vittoria stabile del bene sul male non è da ricercare nella storia stessa, ma al di là di essa, in un futuro indeterminato, vicino e lontano allo stesso tempo. Dio è sovrano e controlla gli eventi tanto che fa servire ai suoi piani misteriosi anche l’agitarsi degli empi, anche il peccato. È la grande lezione che sant’Agostino raccoglie nel De Civitate Dei e che riassume nella celebre frase: “La Chiesa si evolve pellegrina nel tempo, tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio”. La fede ci permette di sperimentare le consolazioni di Dio anche mentre durano le persecuzioni del mondo, senza aspettare che siano cessate: “Questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede” (1 Gv 5,4).

(da: Preparate le vie del Signore)

Per gentile concessione della casa editrice Ancora.