Il futuro della televisione si gioca sui fatti. La crisi della fiction

Le 10mila persone più potenti della televisione di tutto il mondo ogni anno si vedono a Cannes per partecipare al Miptv (Marché International des Programmes de Télévision, dall’11 al 16 aprile). Fondato nel 1964 e organizzato dalla Reedmidem, si tratta ormai del più grande mercato dei contenuti video per tutte le piattaforme, dal broadcasting tradizionale al web.

Le 10mila persone più potenti della televisione di tutto il mondo ogni anno si vedono a Cannes per partecipare al Miptv (Marché International des Programmes de Télévision, dall’11 al 16 aprile). Fondato nel 1964 e organizzato dalla Reedmidem, si tratta ormai del più grande mercato dei contenuti video per tutte le piattaforme, dal broadcasting tradizionale al web. Per capire cosa si vedrà in tv (o sul pc) nei prossimi mesi, basta farsi un giretto negli oltre 20mila metri quadrati di stand espositivi delle 1.600 società di produzione di contenuti che si affollano nel palais sulla Croisette. I partecipanti previsti (fra decision maker, amministratori delegati, compratori ed esperti) sono oltre 11mila. Ognuno di loro ha pagato più di 3mila euro per l’accredito (per il Miptv e per tutti gli eventi collaterali come il Mipdoc, il Mipcom, ecc), un badge molto costoso che però è il solo a consentire l’accesso agli stand e agli eventi in programma.

Giro di affari. All’interno del Palais sono rappresentati più di 100 Paesi. Fra gli stand pieni di colori e schermi accesi, in pochi metri si passa dalle foto del Papa a quelle dell’ultimo reality ambientato in Alaska. Impossibile calcolare il giro di affari che ogni anno si mette in movimento a Cannes per il Miptv ma si tratta di cifre che viaggiano intorno alle decine di miliardi di euro. Accordi di cooproduzione, acquisti e vendite, joint venture per i nuovi progetti, e poi ancora tecnologie avanzatissime, prospettive di nuovi modelli di business e analisi delle problematiche più pressanti per il mercato. Di tutto questo si parla e si discute a Cannes. Quest’anno sono tre i temi che terranno banco al Miptv: gli adolescenti, il format factual e la nuova vitalità delle serie tv europee. Gli adolescenti sono il primo cruccio ma anche l’interesse più vitale delle produzioni televisive di tutto il mondo. Il caso di studio più interessante e più analizzato è quello dell’inaspettato successo multimilionario del canale all news “Vice”. Secondo Ed Waller, direttore editoriale di “C21media”, “Vice ha dato nuova vita ad uno stile di fare tv che si pensava dimenticato: camera a mano e traballante e video tecnicamente non puliti. Ma questo stile è estremamente popolare fra il pubblico più giovane che naviga sul web. Il look di Vice è stato in grado di riportare gli spettatori più giovani verso il format dei factual, anche se guardano i video sui loro smartphone. Questo potrebbe spingere anche gli altri canali di news a riscoprire uno stile più grintoso e realistico per l’informazione tv”.

Crisi di creatività. La rappresentazione della realtà è destinata ad essere il convitato di pietra di tutti gli incontri che si svolgeranno a Cannes. Le due parole chiave che, fin dalla vigilia, hanno agitato il “buzz” sui social dei partecipanti al Miptv (per le richieste di appuntamenti e sulle brochure di presentazione dei nuovi programmi) sono “authentic” e “meaningful”. Al “Mipdoc”, il mercato dedicato ai documentari che si tiene in apertura del Miptv, erano presenti circa 500 compagnie, 700 partecipanti e 400 acquirenti di 50 Stati per ragionare intorno a 1.500 nuovi programmi e progetti. “Sul mercato c’è un numero crescente di programmi, ma lo stesso vale anche per il numero dei clienti”, ha detto Ralf Rückauer, vice presidente della Zdf Enterprises. Sul genere della rappresentazione della realtà però si scontreranno, a Cannes, diverse opinioni. Gli osservatori internazionali ritengono che il successo crescente del genere “factual” stia mettendo in crisi la creatività degli autori, soprattutto negli Stati Uniti. Secondo l’analista Gün Akyuz, si potrebbe spiegare in questo modo l’inaspettato successo internazionale di alcune serie tv prodotte in Europa (Scandinavia, Francia e anche Italia) che sono riuscite, a sorpresa, a conquistarsi una fetta di un mercato dominato dalle serie Usa. “Sono gli sceneggiatori europei a fare la differenza – ha scritto Gün Akyuz – in un contesto creativo come quello americano caratterizzato ormai soprattutto dai registi”.