Il furto della memoria

Ragazzi e giovani di fronte alle guerre di oggi e di ieri

Le guerre che sconvolgono interi Paesi con armi belliche sempre più aggiornate e con armi mediatiche sempre più sofisticate arrivano agli occhi dei ragazzi e dei giovani.

Vedono uomini che uccidono altri uomini, e l’uccisione è sempre un gesto atroce, vedono scene raccapriccianti di corpi senza vita, vedono patrimoni culturali dell’umanità ridotti in macerie.

È uno scenario sconfortante e scoraggiante che per le generazioni più fresche si presenta spesso come nuovo.

Incontrando ragazzi delle scuole medie superiori sul tema della pace e della guerra, nel giorno in cui si è ricordata la marcia di Martin Luther King da Selma a Montgomery ancora una volta ci si è accorti del furto della memoria.

Nulla sapevano di quel grido di giustizia scoppiato negli Stati Uniti come nulla sapevano delle guerre in Salvador, del genocidio in Ruanda, delle guerre nei Balcani…

Qualcosa in più sapevano della prima e della seconda guerra mondiali.

Ma cosa leggono, cosa insegna loro la scuola, cosa dice loro la famiglia?

Chi, soprattutto, fa nascere in loro il desiderio di conoscere la storia per capire il presente?

Domanda forse retorica che nasce in chi, camminando ai suoi bordi, è consapevole che la cronaca di guerra non è pienamente comprensibile senza tenere conto delle sue radici con il passato.

È impossibile capire fino in fondo la fuga di centinaia di migliaia di persone dalla loro terra se non se ne conosce, oltre che il presente, il passato intriso di sangue, di minacce, di oppressioni.

Non che la tragedia umana di questi esodi sfugga ai giovani ma diventa arduo per loro risalire alle cause, stabilire le responsabilità e, quindi, cercare il rimedio che non è definitivo perché il male non si spegne mai una volta per tutte.

Difficile capire e far capire che Martin Luther King come Oscar Romero e molti altri non sono morti invano perché anche oggi scuotono la coscienza di chi conosce la loro testimonianza, il contesto storico in cui si è sviluppata e il loro messaggio di speranza, il loro “sogno”.

Far conoscere la storia è una responsabilità che interroga soprattutto gli adulti a partire dai genitori, dagli insegnanti, da altri educatori.

Il piccolo gruppo di ragazzi delle scuole medie superiori lo dice con chiarezza: nessuno ha mai parlato loro di Salvador, Ruanda, Kosovo, Congo, Vietnam…

Eppure i media, almeno negli anniversari, ricordano con il dovuto risalto tante inutili stragi.

Arriva allora un’altra domanda: cosa leggono questi giovani così convinti di esprimere in massima libertà il proprio pensiero grazie ai nuovi media?

Ma quale pensiero possono esprimere se la memoria è rimossa dal loro sapere?

Ai bordi della cronaca ci si accorge di questa deriva che preoccupa molto perché il taglio delle radici comporta la morte dell’albero, la morte della coscienza.

Il piccolo gruppo di ragazzi delle scuole medie superiori se ne è accorto ascoltando il racconto di un giovane giornalista sulle guerre in corso in diverse aree del mondo.

Si è accorto, come chi sta ai bordi della cronaca, che all’origine dell’odio e della violenza è sempre stato l’annullamento dell’uomo, lo svuotamento della persona.

Il punto di partenza di una spirale infinita di morte è sempre stata la negazione della verità sull’uomo.

La storia lo dice con chiarezza e lancia l’allarme sul furto della memoria. Dalla storia viene il grido alla coscienza perché non si assopisca di fronte a un male sconfitto una volta ma non vinto per sempre.