Chiesa di Rieti

Il digiuno ha risvegliato l’attesa

Dal 18 maggio si è tornati a celebrare la Messa con il popolo, dopo la sospensione resa necessaria dal contenimento della pandemia di Covid-19. Una possibilità che richiede qualche sforzo in più ai fedeli e ai sacerdoti per osservare le regole della “fase due"

Distanziati, “mascherati”, un po’ confusi ma contenti. Anzi, entusiasti di poter riprendere le Messe. Così diversi sacerdoti hanno trovato i fedeli che per la prima volta dopo oltre due mesi sono tornati a varcare le porte delle chiese non più soltanto per la preghiera personale.

In chiesa…

«Il digiuno ha risvegliato l’attesa», commenta don Marco che ha preparato la chiesa di Sant’Agostino con le misure necessarie: 130 i posti, regolarmente contrassegnati, che costituiscono la capienza della basilica di piazza Mazzini. E nel primo giorno di ripresa eucaristica una trentina ne hanno occupati i fedeli. «Ben inquadrati, tranquilli e obbedienti», commenta il giovane parroco che si prepara a celebrare lì, domenica, anche le Messe festive, con l’aggiunta di un’altra che sostituisce quella che normalmente era alla “succursale” Sant’Eusanio, dove però per ora non si riesce a organizzare la celebrazione con le misure stabilite.

Gran desiderio di riprendere anche a Santa Maria Madre della Chiesa. Alla parrocchiale del quartiere Micioccoli don Casimiro e don Giacinto hanno ricominciato martedì per poter essere ben pronti e organizzati con i volontari che, con tanto di pettorina gialla di riconoscimento (i giubbini catarifrangenti da portare in macchina), si danno il turno anche nei giorni feriali per il controllo della situazione. I posti disponibili sono 75 e nel primo giorno di ripresa li hanno occupati in gran parte nonostante fosse una Messa feriale, dopo che il tutto era stato ben preparato da telefonate, messaggi, coinvolgimento della comunità.

Poco più giù nella periferia, a Quattrostrade, don Mariano e don Giovanni hanno preferito darsi il cambio nei giorni feriali, uno all’altare a celebrare, l’altro all’ingresso per “regolare il traffico” tra i fedeli. Un centinaio, disposti “a scacchiera” sui banchi, i posti contenibili nella chiesa del Sacro Cuore, una ventina dei quali (gli habituées della celebrazione feriale, ma anche qualcuno in più) li hanno riempiti i parrocchiani anche qui desiderosi di riprendere a vivere l’Eucaristia “dal vivo”.

Erano una decina, invece, al primo giorno di ripresa, i fedeli che a Regina Pacis hanno seguito, occupando i posti indicati, la Messa che don Phocas e don Jean Baptiste hanno voluto celebrare in onore di san Giovanni Paolo II, cadendo lunedì il centenario della nascita. A dirigere le operazioni di ingresso e posizionamento, Massimo e Nancy del gruppo liturgico. Al quartiere fuori Porta Cintia l’età media è alta, e l’aria che tira è che diversi over 70 – che tra i parrocchiani costituiscono una buona maggioranza – abbiano ancora timore a riprendere la frequenza alla Messa. Ma probabilmente si smorzerà dopo i primi giorni, vedendo che con le misure adottate non è poi così difficile. Si vedrà domenica se il centinaio di posti che la chiesa di piazza Matteocci può accogliere saranno sufficienti.

…e all’aperto

C’è pure chi opta, in tutto o in parte, per celebrare l’Eucaristia all’aperto. Così faranno a Vazia domenica in una delle due Messe festive e anche a Lisciano, spiega don Zdenek, alla guida della parrocchia che raggruppa le frazioni ai piedi del Terminillo. A Lisciano giovedì si è festeggiata la Madonna del Soccorso e la Messa presieduta dal vescovo Domenico è stata al piazzale sotto il paese, mentre la domenica sarà dinanzi alla chiesa. Al nuovo complesso parrocchiale in zona artigianale, invece, i preparativi, con il coinvolgimento dei diversi collaboratori, fervevano già da giorni per predisporre i banchi in due semicerchi e guadagnare i posti che arrivano a 130.

Raduno all’aperto anche per i parrocchiani di Canetra, che con entusiasmo lunedì si sono ritrovati nel cortile delle suore di Maria Bambina. Le religiose avevano ben predisposto tutto per accogliere i fedeli, «contentissimi», dice il parroco don Ferruccio, dopo il lungo periodo di stasi che però «non è stato spiritualmente vuoto, anzi ha fatto riscoprire a tanti la preghiera in famiglia: molte donne mi hanno confidato che i loro mariti sono tornati alla preghiera, entusiasti di recitare ogni sera il Rosario in collegamento col vescovo in Cattedrale». Negli altri paesi della parrocchia che comprende il territorio di Castel Sant’Angelo, così come a Posta e Cittareale (tutta la zona è seguita da don Ferruccio, che nel fine settimana viene aiutato da don Luciano e da un religioso che giunge da Roma, fra Claudio), le Messe festive o prefestive saranno sempre all’aperto laddove le chiese risultassero troppo piccole, mentre nei paesini in cui c’è poca gente sarà più facile restare all’interno degli edifici sacri mantenendo il distanziamento.

All’aperto la celebrazione eucaristica pure a Fonte Colombo: scelta praticamente obbligata, per il santuario francescano dove la chiesa risulterebbe troppo piccola. Tra frati e postulanti «siamo già in quindici, e del resto fuori è bellissimo al canto dei passeri…e chi non sopporta la mascherina può anche toglierla stando a distanza. Avendo un altoparlante all’esterno, non ci sono problemi», spiega il guardiano padre Marino, che lunedì ha accolto diversi fedeli che non vedevano l’ora «di tornare a pregare insieme come popolo e comunità in cammino. Il desiderio almeno di rivedersi e comunicare con gli occhi la mancanza che abbiamo provato gli uni degli altri. Grande è stata la gioia di tornare a nutrirsi del Pane della vita».

La comunione

Alla fine, confessa il francescano, «l’unico elemento che un po’distrae è la distribuzione dellacomunione: operazione troppo macchinosa». I fedeli hanno accolto tranquillamente questa misura, dicono tutti i sacerdoti, ma è difficile nascondere il disagio di distribuire il Corpo di Cristo con questa modalità alquanto inedita.

«Con quei guanti sembra di trattare Nostro Signore come un contagiato», secondo don Mariano, il quale però vedrebbe ancora meno di buon occhio le pinze liturgiche,a differenza di qualcun altro come don Casimiro e don Ferruccio che affermano invece di essersi trovati bene con questo nuovo attrezzetto che le ditte di articoli religiosi non si sono lasciate sfuggire l’occasione di proporre ai parroci. Questione di punti di vista.

Certo, come la giri, l’Eucaristia apparirà sempre limitata. Ma troppa voglia c’era di poterla tornare a gustare.