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Il ‘coraggio’ di chi in Africa vive la battaglia contro il Covid

Nuovo premio internazionale dedicato a coloro che incarnano tale valore. Giovanni Putoto, medico Cuamm: «Il coraggio è accettare il limite e trovare le risorse necessarie, spirituali e materiali, per affrontare le sfide»

È uno dei volti del coraggio, quello di Giovanni Putoto, medico dell’organizzazione Medici con l’Africa Cuamm, così come deciso dalla giuria del nuovo Premio internazionale “Valore del coraggio”, promosso dalla Fondazione Italia Sostenibile, dalla Proloco e dal Comune di Arrone, con il Patrocinio della Regione Umbria e del Comune di Terni, che intende essere un riconoscimento a chi incarna tale virtù tra personalità del mondo della cultura, dell’imprenditoria, della medicina, dell’arte, della vita civile e di quella religiosa, in Italia, in Europa, e nel mondo. Putoto ritirerà il premio sabato, 4 settembre, ad Arrone, assieme ad altri volti, tra i quali quello di Arif Oryakhail, medico afghano, da anni con asilo politico in Italia, appena tornato da Kabul dove era rientrato per collaborare alla ricostruzione della rete ospedaliera; quello di don Luigi Merola, l’ex parroco ‘anticamorra’ del quartiere Forcella di Napoli che, incurante delle minacce, ha strappato tanti ragazzi alla criminalità organizzata; quello di padre Paolo Dall’Oglio, rapito 8 anni fa in Siria dagli jihadisti, per il quale sarà presente la sorella Francesca.

La terza ondata di Covid in Africa

Giovanni Putoto, negli anni ha vissuto le più gravi emergenze sanitarie in Africa, passando per l’eccidio in Rwanda, all’epidemia di ebola del 2014. Oggi è in prima linea a fronteggiare l’emergenza coronavirus che, nel continente africano, in Paesi come Sudafrica, Etiopia, Mozambico, Tanzania, Uganda, registra, soprattutto a partire da giugno, un’ennesima ondata, con un aumento del 30% di casi e di decessi e che, spiega lo stesso Putoto a Vatican News, “si traduce fondamentalmente nel fatto che molte persone si infettano, si ammalano e riempiono gli ospedali, che sono a corto di operatori sanitari e con pochissimi mezzi di assistenza e di cure, in particolare c’è una grande fame di ossigeno”. La terza ondata, legata anche alla diffusione dell’aggressiva variante Delta, trova il via libera anche a causa del bassissimo tasso di copertura vaccinale, “inferiore al 3% di tutta la popolazione africana e della stanchezza della popolazione, stufa di applicare costantemente le misure di prevenzione, come le mascherine, il distanziamento, il lavaggio delle mani e tutto questo ha ripercussioni sanitarie sociali ed economiche”.

I vaccini esclusiva dei Paesi più ricchi

Sono diverse le ragioni all’origine del ritardo della vaccinazione in Africa, la principale resta però l’incapacità della produzione di vaccini tale a soddisfare la domanda mondiale. “I vaccini che vengono prodotti – spiega ancora Putoto – sono stati accaparrati dai Paesi più ricchi”, come il Canada, che ha cinque volte la quantità di vaccini di cui necessita, seguito da Inghilterra, Stati Uniti e Paesi dell’Ue. Altro problema è quello dei brevetti, ed è per questo, aggiunge il medico, che è “fondamentale che in una situazione come questa ci sia una moratoria, prevista tra l’altro dalle normative stesse della Organizzazione Mondiale del Commercio, una sospensione temporanea che non si riesce ad ottenere, ma che consentirebbe una produzione più diffusa del vaccino, nonché il trasferimento delle conoscenze scientifiche che sono necessarie per poterlo fare”. Basta un esempio fra tutti per far comprendere le parole di Putoto: l’Africa importa il 99% per cento di tutti i vaccini, non solo quelli per il Covid e oggi si assiste a ciò che accadde con gli antiretrovirali, arrivati ad essere disponibili sul mercato africano 10 anni dopo rispetto al resto del mondo, perché alla fine si erano abbassati i prezzi. E ora “stiamo vedendo lo stesso film”, è l’amarezza di Putoto.

Il medico cita Covax, “iniziativa internazionale meritevole”, che prevede l’equo accesso ai vaccini anti-Covid, che però oggi è a corto di finanziamenti ma, soprattutto, ricorda come Francesco sia stato tra i primi, “se non il primo, a sottolineare, che se la salute è un diritto universale, non è accettabile che ci siano queste sperequazioni, queste disuguaglianze”. “Il virus più grave da sconfiggere cui ha fatto cenno una volta il Papa – prosegue – è quello dell’egoismo, messaggio potentissimo, dato in tempi non sospetti”. Inoltre, prosegue, è fondamentale coniugare “solidarietà con sicurezza”, il che potrà avvenire solo vaccinando tutti, “altrimenti il virus, seppur respinto in Occidente, ma libero di circolare in Africa, genererà le varianti, che, come visto nel caso della Delta, sono molto più aggressive”.

Un Premio dedicato agli operatori sanitari africani

Ma cosa significa coraggio per questo medico, che nella fede trova la forza per aiutare i malati? Vuol dire, è la sua spiegazione, fare “l’esperienza del limite, accettare il limite e trovare all’interno di tale dimensione le risorse necessarie, spirituali e materiali, per affrontare le sfide”, lui che di sfide ne combatte tante, accanto a coloro ai quali dedica “con tutto il cuore” questo Premio, quei “colleghi e operatori sanitari africani che, pur avendo pochissimi mezzi a disposizione, soprattutto mezzi di protezione individuale, hanno dato e stanno dando il meglio per proteggere la salute dei loro concittadini e che sono veramente un esempio per tutti”.

da Vatican News