Il Consultorio diocesano, a servizio della famiglia

Una tradizione e una storia «autorevole e prestigiosa, lunga diversi decenni», di cui la nuova dirigenza ha voluto raccogliere il testimone cercando di tener conto «del prezioso passato che ci ha consegnato chi ci ha preceduto e chi ancora ci sta lavorando, in vista di un futuro che possa rispondere a sfide, esigenze, problematiche, provocazioni che il territorio diocesano ci pone». Così Alessio Valloni, da qualche mese coordinatore dell’équipe che gestisce il Consultorio familiare “Sabino”, ha esordito nel suo intervento nella conferenza stampa per la presentazione dei progetti che la struttura diocesana a servizio della famiglia ha in cantiere per il 2013. L’incontro coi giornalisti delle testate locali, svoltosi a Palazzo San Rufo (nei cui locali al piano rialzato ha traslocato da un anno a questa parte il Consultorio diocesano), è stato introdotto dal portavoce della Curia, Massimo Casciani, che oltre a dirigere l’ufficio diocesano deputato alle comunicazioni sociali ha assunto di recente anche il ruolo di presidente dell’associazione onlus che raggruppa i volontari all’opera nel “Sabino”.

È subentrato invece a suor Carla Valente, nell’incarico di direttore, il professor Valloni, già presidente dell’Ac diocesana, che è psicologo e docente di scienze umane al Liceo pedagogico di Rieti. Una nuova avventura, alla guida di un nutrito gruppo di volenterosi, tra presenze storiche e nuovi arrivi, che vuole impegnarsi in questa attività che si pone come obiettivo «di dare risposte, a partire da un’idea di persona cristianamente ispirata, a chi vive in questo tempo problematiche e disagi, sia singolarmente, sia nella vita di coppia, o anche nella vita più estesa in ambienti in qualche modo collegati alla realtà familiare». Per rinforzare il nucleo dei volontari che vogliano buttarsi in questo impegno, ha precisato Alessio, si continuerà a svolgere una scuola di consulenza familiare. Si vuole poi ampliare l’apertura all’esterno del Consultorio: enti, istituzioni, scuole e soprattutto parrocchie. Il primo obiettivo è proprio una maggiore interazione con le realtà parrocchiali, mettendosi a disposizioni di parroci e comunità per offrire servizi opportuni agli sposi, ai genitori, agli adolescenti, ai fidanzati e a chiunque abbia bisogno di un sostegno “specialistico” nella conduzione della vita familiare. È infatti opportuno che sia la parrocchia, ha spiegato Valloni, il luogo «di prima accoglienza di una problematica che potrà poi essere riportata nella sede del Consultorio».

In piedi, poi, altri progetti rivolti alle istituzioni civili e alle scuole, in particolare nell’educazione affettiva, che permetta «di aprire un discorso con serenità e chiarezza verso gli adolescenti, che spesso si trovano a confrontarsi con problematiche affettive» attingendo a visioni della realtà e fonti informative che, come si sa bene, spesso non sono certo affidabili e qualificate. Intenzione del Consultorio diocesano è invece offrire ai giovanissimi, nelle scuole ma anche nelle parrocchie, «un’idea dell’affettività, globalmente intesa, anche nella scoperta della propria sessualità, che sia in linea con il rispetto della persona e dei tempi di crescita». E poi progetti legati all’accoglienza della diversità e all’integrazione, di educazione alimentare, percorsi educativi su tematiche varie (ad esempio il bullismo, dinamiche di gruppo, questioni relazionali che interessino gli adolescenti). L’obiettivo è sempre quello: «aiutare la persona a crescere, a maturare in autoconsapevolezza, sia singolarmente sia in relazione all’altro».