Il Comune e i suoi nemici

L’ultima delibera della Giunta Comunale di Rieti sulla ZTL conferma definitivamente una scelta di campo in fatto di centro storico, le priorità dell’Amministrazione e quale parte di città ha meno voce e rimane indietro.

L’estate non è passata invano, almeno per la zona a traffico limitato al centro di Rieti. La restaurazione degli orari inutili e ridicoli, che comunque era nell’aria, alla fine è arrivata. Il centro chiude al traffico alle 20 e riapre alle 5. Così sia.

Almeno ora si è fatta chiarezza, il che è un vantaggio per tutti. D’ora in poi, senza più alcun timore di smentita, tutti sanno da che parte sta l’Amministrazione Comunale e a chi si oppone. La maggioranza deliberante e la minoranza silenziosa contrastano in modo secco, determinato, risoluto, il pedone e il ciclista, il bambino e l’anziano, il disabile e il povero.

In Comune hanno definitivamente chiarito che il centro città non è per loro, quindi se ne facciano una ragione. La città serve all’uso commerciale (andrà in fine venduta al miglior offerente?) mica al passeggio di nonne e bimbetti. E chi non vuole o non può comprare se ne stia alla larga.

E poi tutta questa gente che cammina liberamente può essere pericolosa e destabilizzante. «Non c’è nulla di più sovversivo, di più alternativo al modo di pensare oggi dominante» del camminare, ha scritto Adriano Labbucci in un libricino sul tema pubblicato il giugno scorso da Donzelli. E il modo di pensare dominante è ancora e sempre il primato dell’economia, dei soldi, del consumo, del comprare e vendere, sia in piccolo che su scala globale. E poco importa degli evidenti danni, delle fratture che questo produce.

È così che le strade hanno smesso di essere strade per farsi “centri commerciali all’aperto”. Le scelte sul traffico del Comune di Rieti confermano questa idea. La natura economica delle vie, ritenuta più importante di ogni altro aspetto proprio al tessuto urbano, domina le scelte da fare. «Il piano regolatore – come ha scritto Rebecca Solnit nella sua “Storia del Camminare” – scade nell’ingegneria del traffico» rendendo felici i benzinai e le associazioni del commercio.

Peccato però che così le persone socializzino con meno fequenza. Diversamente da un centro commerciale, le strade della città sono “spazio pubblico”: sono il luogo in cui si parla, in cui si attua la possibilità creativa, liberatoria e democratica dell’incontro, della riunione e del confronto. Limitare gli spazi in cui è possibile radunarsi è ridurre questa possibilità di partecipazione alla città. Diminuire i luoghi in cui è possibile incontrarsi è ciò che fanno le auto.

Anche in questo senso l’Amministrazione si oppone ad un notevole numero di cittadini. Li ostacola privatizzando gli spazi, spingendoli a chiudersi: in auto, in casa, nei centri commerciali (quelli veri). Li fiacca con politiche urbanistiche che li spingono ad abitare lontano, lasciando che una crosta di asfalto e cemento copra le aree verdi sotto il Terminillo per fare spazio a villini inutili e isolati, da cui ci si può muovere solo su quattro ruote, alimentando una circolazione viziosa.

Con la ZTL che chiude alle 20 il Comune ha dato un chiaro segnale, un invito all’assuefazione e alla rassegnazione agli interessi privatistici dei palazzinari, delle grandi superfici commerciali, di chi vuole che la città sia una vacca da mungere. Per non dargliela vinta non si può certo pensare ad un semplice upgrade, ad una città 2.0. È più fruttuoso scendere in strada, abitare le piazze, mobilitarsi per una città in cui il camminare sia la chiave di una rinascita.

«Solo camminando si può scoprire quante persone e quante porte possono ancora aprirsi sull’onda di un “buongiorno” e portando con sé il sorriso migliore, quante riserve di umanità e gentilezza si possono ancora trovare se si esce e si riesce a parlare». È l’efficace intuizione di Adriano Labbucci: «Camminare produce e traforma i luoghi, fa intravedere […] ciò che abbiamo perduto, ciò che possiamo ancora salvare, le potenzialità ciò che ancora non c’è».