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Il Centenario della fine della Grande Guerra, nel libro di Cipolloni “Personaggi ed Eroi sabini”

Cipolloni racconta dei tanti soldati reatini che perdettero la vita, dei tanti eroi che furono insigniti di medaglie d'oro, d'argento e di bronzo al valor militare.

Domenica 4 novembre si celebrerà in tutta Italia e quindi anche a Rieti, il Centenario della fine della Grande Guerra, conflitto tra i più crudeli e dal bilancio di milioni di morti che insanguinò l’Europa e particolarmente il nostro Paese e che vide scontrarsi Italia, Francia, Inghilterra, Impero russo e Stati Uniti contro gli Imperi centrali di Germania ed Austria – Ungheria e che si concluse con un contributo di seicentomila caduti italiani.

Una delle manifestazioni celebrative che è andata man mano acquistando sempre più peso, sarà la presentazione del nuovo libro di Antonio Cipolloni che s’intitola: “Personaggi ed Eroi sabini nella Prima Guerra Mondiale” e che avverrà lunedì 29 ottobre, alle ore 16, a Palazzo d’Oltre Velino, nella Sala consiliare della Provincia, alla presenza di molte autorità cittadine.

Come gli è di consuetudine, Cipolloni ha scavato negli archivi reatini e nazionali ed ha riportato alla luce documenti e foto che erano ormai dimenticati, mettendoli insieme in un libro che risulterà assai utile a quanti vorranno sapere e conoscere la ricaduta che la guerra ebbe sulle popolazioni sabine di allora e su un territorio che non era ancora provincia e che era poverissimo, ma numeroso di giovani che furono chiamati alle armi attraverso la mobilitazione generale. Aperto da un capitolo e da uno sguardo d’insieme sulla situazione politica nazionale ed internazionale di allora, che chiama in causa leader come D’Annunzio, Mussolini, Benedetto XV, Gentiloni, don Sturzo e Marinetti, il volume trova il suo cardine attorno alle figure di due sacerdoti, don Giovanni Minozzi e padre Giovanni Semeria, che nei frangenti della guerra diventarono gli angeli che assistettero i soldati e che svilupparono opere concrete di solidarietà e di sostegno di quanti furono travolti dall’immane tragedia, come le famiglie dei caduti, delle vedove e degli orfani di guerra.

Dietro il fronte Don Minozzi e padre Semeria fondarono le Case del Soldato, istituirono scuole, laboratori e collegi per gli orfani e si dimostrarono i veri soccorritori dal lato spirituale a pratico di quanti ebbero bisogno della mano della Provvidenza che li togliesse dall’angoscia e dalle tribolazioni della fame, dal freddo, dall’indifferenza delle istituzioni pubbliche, dalla mancanza di una prospettazione sufficientemente valida per il disegno della vita futura sulla quale si potesse tornare a sperare. Insieme ai due sacerdoti, spicca la figura di un sabino militare di carriera, quella del generale Settimio Pellegrini, Intendente generale dell’Esercito italiano.

Via via Cipolloni racconta dei tanti soldati reatini che perdettero la vita, dei tanti eroi che furono insigniti di medaglie d’oro, d’argento e di bronzo al valor militare. Di come la Vittoria del 4 novembre fu festeggiata al suo primo annuncio. Non c’era né radio, né televisione allora, né edizioni straordinarie, né dirette. Basti pensare che i cittadini di Labro e Rivodutri, come quelle degli altri comuni, appresero così semplicemente l’annuncio della Vittoria delle nostre truppe:

Rivodutri 4 novembre 1918 l’ufficio telegrafico di Labro recapitava al comune di Rivodutri il telegramma contenente la notizia della fine della guerra e della Vittoria dell’Italia. Le campane suonarono a distesa e a festa per la conclusione di quella che sarà ricordata poi come La Grande Guerra. Si formò lungo le strade del paese un corteo accompagnato da persone che avevano tirato fuori i loro strumenti musicali. Trenta furono i giovani che non fecero più ritorno a Rivodutri: il loro nome fu scolpito nella lapide che dedicò loro il paese. (dall’abstract del libro di Cipolloni)

Ogni comune e paesini di poche anime ebbero i loro eroi e i monumenti che li ricorderanno alle generazioni future. Quindi anche a quelle di oggi. La presentazione del libro di Cipolloni vuole essere anche un insegnamento ed un ammonimento non tanto sottinteso che vogliono riferirsi alla pace ed alla auspicata comunione tra i popoli che abitano il Vecchio Continente. La Grande Guerra che terminò nel ’18 fu la premessa a quella di maggiori crudeltà ed efferatezze che fu la Seconda guerra conclusa nel ’45 con oltre 20 milioni di morti e il coinvolgimento delle popolazioni civili. Di tutto questo parleranno lunedì Giuseppe Rinaldi, presidente della provincia, il vescovo di Rieti Domenico Pompili e l’emerito Lorenzo Chiarinelli, Savino D’Amelio, superiore generale dell’ONPI, Sossio Andreottola, generale di brigata, comandante della Scuola NBC, Claudio Di Bernardino, Assessore regionale al Lavoro.