Il 28 settembre la cultura vegan sbarca a Rieti

Prende il via il 28 settembre “RietiVeg”, iniziativa di promozione approfondimento della cultura vegana. Il festival della durata di un fine settimana, si svolgerà a Rieti in partnership con l’Amministrazione Provinciale di Rieti ed il Comune di Rieti, la Sabina Universitas, le università La Sapienza e Tuscia, la Camera di Commercio e l’Ascom. Madrina del Festival è Loredana Cannata.

Sarà dato ampio spazio a Convegni che si svolgeranno presso l’Aula Consiliare del Comune di Rieti e della Provincia e sarà organizzato un mini corso di cucina Vegana (a partecipazione onerosa) tenuto dall’Istituto alberghiero di Rieti. Nel corso del weekend nei Ristoranti che hanno aderito all’iniziativa si potranno degustare Menù Vegani.

Lo scopo della manifestazione non è quello di estremizzare abitudini e scelte alimentari e stili di vita ma certamente quello di sensibilizzare l’opinione pubblica su determinati temi.

«La domanda su cui incentreremo il RietiVeg – spiegano gli organizzatori – non sarà “perché diventare Vegano?” ma “perchè mangiare carne?” Nessun tono accusatorio, ma solo semplici spiegazioni su cosa si nasconde dietro ai prodotti animali e quale sia il meccanismo mentale grazie al quale tutto ciò sembra non toccarci. Tenteremo di dare alcune risposte, cercheremo di capire se la tradizione, la consuetudine e più semplicemente il nostro piacere, siano elementi sufficienti per permettere che miliardi di esseri viventi vengano torturati ed uccisi ogni giorno».

«Dobbiamo iniziare ad opporci – proseguono – alla logica che vede gli esseri viventi facenti parte di un ciclo continuo di sopraffazione e di sfruttamento a scapito del più debole (animale umano o animale che sia). Vorremmo tentare di far riflettere sulla nostra mentalità specista che mette al gradino più basso della piramide gli animali quasi considerati come cose, oggetti senza comprenderne invece la loro sofferenza, il loro sangue, la loro disperazione. Siamo convinti che la grandezza di una società si possa valutare da come tratta gli animali, che solo chi ha rispetto per gli animali compie il primo passo che lo porta a rispettare tutti gli esseri viventi, compreso gli umani».

«Vorremmo cercare di contribuire ad un cambiamento culturale che non preveda più l’esistenza di padroni e schiavi di alcuna specie o razza. E tutto questo si può ottenere compiendo qualche piccolo cambiamento nel proprio stile di vita per non essere complici e partecipi dello sfruttamento e per non finanziare ancora coloro che stanno distruggendo il pianeta. E questo si può ottenere solo facendo informazione, solo sensibilizzando le persone su tematiche forse a volte sottovalutate. Tratteremo temi per comprendere quanto, ora più che mai, sia necessario tornare a vivere in armonia con la natura e con il nostro pianeta».


«RietiVeg – spiega la presentazione dell’iniziativa – nasce dalla volontà di puntare l’attenzione sui diritti animali ma anche sul rispetto della vita in senso lato, dei più deboli e dell’ambiente. Essere Vegano significa avere uno stile di vita incentrato sulla non violenza attraverso il non utilizzo di prodotti di origine o derivazione animale. I vegetariani evitano carne e pesce mentre i vegani anche latte, formaggi, uova, miele, pellicce, cuoio, lana e tutti i prodotti testati sugli animali; non si tratta pertanto solo di un scelta alimentare ma di una scelta di vita a tutto tondo priva di crudeltà nei confronti di noi stessi, dell’ambiente e degli animali».

Secondo gli organizzatori ci sono molti motivi che conducono alla scelta di uno stile di vita vegano:

Il rispetto nei confronti degli animali che non sono oggetti ma esseri sensibili con un proprio valore intrinseco.

  • No alla carne: la maggior parte dei prodotti animali proviene da allevamenti intensivi, in cui gli animali sono allevati con modalità che non rispettano le loro esigenze fisiologiche, ma hanno la finalità di raggiungere la massima produttività nel minor tempo possibile. L’uccisione degli animali nei macelli è preceduta da un lungo e stressante trasporto all’interno di camion, senza acqua né cibo, in cui sono così stipati da non potersi neanche muovere.
  • No al pesce: anche i pesci hanno un sistema nervoso complesso e provano paura e sofferenza. In qualunque modo vengano catturati i pesci muoiono sempre per soffocamento, dopo lunga agonia. Le reti da pesca sono la trappola
  • No al latte: Le mucche, pur potendo potenzialmente vivere fino a quaranta anni, negli allevamenti sono macellate normalmente dopo sette anni di vita condotta in condizioni infernali, sottoposte a mungiture meccaniche quasi immobilizzate, quando cioè la loro produzione di latte diminuisce. Così una volta sfruttate per il loro latte vengono macellate per la carne. Durante il ciclo di produzione del latte vengono inseminate artificialmente onde ottenere la produzione del latte. I vitellini appena nati vengono tolti alla madre e destinati, se maschi, al mattatoio a pochi mesi di vita (carne di vitella) o fatti ingrassare per essere macellati dopo due anni (carne di manzo); se femmine, seguiranno il destino delle madri.
  • No alle uova: la produzione di uova comporta la morte delle galline e dei pulcini maschi. Le galline vivrebbero potenzialmente quindici anni, ma negli allevamenti vengono macellate circa a due anni di vita cioè appena il numero di uova prodotte diminuisce. Ammassate in gabbie piccolissime, senza possibilità di aprire le ali o di seguire i loro istinti naturali, si stressano a tal punto da diventare così aggressive che spesso si feriscono e uccidono fra loro… il taglio del becco, praticato in quasi tutti gli allevamenti, serve a limitare questo problema. I pulcini maschi, inutili al ciclo produttivo, vengono gettati ancora vivi in un tritacarne per diventare mangime, soffocati o semplicemente lasciati morire accatastati in grandi mucchi.

Il rispetto nei confronti dell’ambiente:

il modo in cui influiamo sull’ambiente è strettamente correlato all’insieme delle nostre scelte di vita e di consumo. E se questo è relativamente acquisito nella coscienza pubblica, non sempre è chiaro in che modo e quanto condizioniamo l’ambiente che ci circonda. Fra i diversi argomenti a tale riguardo, di sicuro uno dei più determinanti è la nostra alimentazione. Infatti il cibo che consumiamo è uno dei fattori quantitativamente maggiori nella valutazione del nostro impatto ambientale, i prodotti animali sono fra le cause principali di spreco di risorse e inquinamento.

Gli animali d’allevamento consumano molte più calorie, ricavate dai mangimi vegetali, di quante ne producano sotto forma di carne, latte e uova Basta pensare che ci si potrebbe nutrire direttamente con le risorse vegetali coltivate nei campi invece di coltivare gli stessi campi per produrre cibo per gli animali chiusi negli allevamenti, per i quali bisogna poi “sprecare” una enorme quantità di risorse energetiche e di acqua.

La salvaguardia delle risorse idriche:

il consumo d’acqua in una dieta che include carne o latticini è maggiore che in una dieta vegan. Per produrre un kg di manzo sono necessari fino a 100.000 litri d’acqua, mentre per un chilo di frumento ne bastano solo 900 e per un chilo di soia 2000. [Fonte: “Water Resources: Agriculture, the Environment, and Society” An assessment of the status of water resources by David Pimentel, James Houser, Erika Preiss, Omar White, et al. Bioscience, February 1997 Vol. 47 No. 2]

Per produrre una bistecca, bisognerà prima di tutto coltivare frumento per nutrire dei bovini per svariato tempo… tempo nel quale andrà dato loro da bere… tempo in cui si utilizzerà anche molta acqua per tenere pulite le stalle… ed infine bisogna anche considerare l’acqua utilizzata all’interno dei macelli. A conti fatti mangiando carne si consuma circa cento volte più acqua che non mangiando vegan!

Quanto detto è vero anche per gli altri alimenti animali. Queste considerazioni sull’acqua sono valide anche per la produzione di latte; in tal caso si deve considerare anche l’impiego di acqua, necessario per tenere pulite le sale di mungitura e soprattutto i macchinari per mungere. Si arriva facilmente ad un fabbisogno di circa 100 litri al metro quadro per giorno. [fonte: Il ruolo dell’acqua nell’allevamento animale – Giuseppe Enne, Gianfranco Greppi, Monica Serrantoni] . Decidendo semplicemente di essere vegan si possono risparmiare più di 5 milioni di acqua ogni anno.

L’effetto serra:

un altro aspetto negativo dell’allevamento è la sua incidenza sull’effetto serra. Molti studi indicano come il contributo della produzione di alimenti animali al totale dei gas serra sia molto rilevante. In particolare, sotto forma di metano prodotto dal sistema digerente degli animali con l’emissione di gas intestinali, mentre le deiezioni degli animali diffondono nell’ambiente sostanze acidificanti ed eutrofizzanti. L’allevamento implica una maggiore serie di attività inquinanti rispetto al coltivare vegetali destinati direttamente all’alimentazione umana, come ad esempio il trasporto di vegetali e la loro trasformazione in cibo per animali.

Un recente studio condotto in Germania (dall’associazione FoodWatch insieme ai ricercatori dell’Istituto tedesco per la Ricerca sull’Economia Ecologica) effettua un calcolo preciso su quanta CO2 si produca, in un anno, seguendo diversi tipi di alimentazione; per risultare più comprensibile il raffronto è stato esplicitato in termini di km equivalenti percorsi in auto e si hanno i seguenti risultati:

  • Alimentazione vegan, da agricoltura bio: 281 km; da agricoltura convenzionale: 629 km
  • Alimentazione vegetariana, da agricoltura bio: 1978 km, da agricoltura convenzionale: 2427 km
  • Alimentazione onnivora, da agricoltura bio: 4377 km, da agricoltura convenzionale: 4758 km

La deforestazione:

ci sono altri aspetti poco conosciuti dell’impatto degli allevamenti e tra questi importante è il problema della deforestazione: le foreste pluviali vengono abbattute non tanto per predarne il legname, come si crede, ma sopratutto per creare pascoli per l’allevamento di bovini destinati a fornire carne all’Occidente. Il problema consiste ancora una volta nella necessità di produrre grandi quantità di vegetali non per nutrire direttamente l’uomo ma per sostenere l’allevamento, per poi – alla fine dei conti – produrre cibo per una quantità molto minore di esseri umani. Ad esempio, i dati riportano che la maggior parte della deforestazione della Foresta Amazzonica è dovuta all’allevamento di bovini (la cui carne verrà poi principalmente esportata), circa il 60%. Solo circa il 30% è dovuta all’agricoltura di sussistenza o di piccola scala [fonte: www.mongabay.co].

Salvare l’ambiente:

l’allevamento di animali – sia per produrre carne che per produrre altri derivati – comporta un enorme spreco d’acqua, contribuisce in maniera rilevante all’effetto serra, è la principale causa della deforestazione ed è altamente inquinante non solo a causa dell’allevamento stesso ma anche per la produzione di foraggio,per i trasporti, dei mangimi e degli animali.

La Terra può produrre solo una certa quantità di cibo. La popolazione umana cresce sempre di più, ma la quantità di terra coltivabile no. Allevare animali richiede molta terra, acqua e altre risorse. Per questa ragione la Terra può sostenere solo due miliardi di persone che seguano una dieta a base di carne e latticini. Con una popolazione che ha raggiunto quasi 7 miliardi di persone, è facile immaginare come sia necessario trovare un modo migliore per andare avanti.

Le scelte vegane contribuiscono a creare un mondo che possa nutrire tutti; se consumiamo meno prodotti animali possiamo nutrire più persone.

Per la salute:

I dati epidemiologici parlano chiaro: i vegani godono di una salute migliore rispetto agli onnivori. Una dieta senza prodotti animali riduce l’incidenza di numerose patologie, in particolare quelle cardiocircolatorie e tumorali, che sono le prime cause di morte nei paesi industrializzati e le più difficili da curare. Le diete vegetariane offrono molteplici vantaggi sul piano nutrizionale, compreso un ridotto contenuto di acidi grassi saturi, colesterolo e proteine animali, a fronte di un più elevato contenuto di carboidrati, fibre, magnesio, potassio, acido folico e antiossidanti, quali ad esempio le vitamine C ed E e le sostanze fitochimiche”. (Position Paper of the American Dietetic Association, Journal of the American Dietetic Association, 2003).

Essere vegani è quindi uno stile di vita, un modo di essere sensibili e rispettosi di tutte le vite e dell’ambiente e si esprime con il rifiuto di ogni forma di sfruttamento degli animali. A tavola significa non consumare prodotti di origine animale …. I prodotti vegetali che la natura ci offre sono davvero tanti e sta alla nostra fantasia abbinarli per realizzare piatti prelibati e nutrienti. Diventare vegani vuol dire scoprire e riscoprire tutto un mondo di cibi sani, gustosi e genuini e quello che spesso passa inosservato è che già molti dei piatti tradizionali della cucina mediterranea e non solo, sono vegani e che tantissimi altri possono facilmente diventarlo.