I sindacati reatini contro i diciotto mesi di governo Polverini

Martedì prossimo, presso la sede della Regione Lazio, in via Cristoforo Colombo, anche Cgil, Cisl e Uil di Rieti, con in testa i segretari generali Tonino Pietrantoni, Bruno Pescetelli e Alberto Paolucci, parteciperanno alla manifestazione di protesta “Per un futuro di lavoro, diritti, equità” contro i diciotto mesi di governo Polverini portati avanti senza relazioni sindacali.

Numerosi i pullman predisposti dalla segreterie confederali provinciali, con partenza dalla sede di viale Matteucci per i lavoratori, precari, giovani e pensionati della Uil, dal piazzale dello Stadio Centro d’Italia per quelli della Cgil e dalla sede di viale Fassini per gli aderenti della Cisl. La manifestazione, organizzata dai segretari di Cgil, Cisl e Uil di Roma e Lazio Claudio Di Berardino, Franco Simeoni e Luigi Scardaone, si svolgerà, con l’attivazione di un presidio, davanti al piazzale della Regione Lazio a partire dalle 10, a Roma.

«Si tratta di una manifestazione − spiegano Pietrantoni, Pescetelli e Paolucci − che richiama, ancora una volta l’attenzione, sullo strabismo delle politiche portate avanti dalla Regione in questi mesi. Una Regione Lazio che non ha saputo cogliere gli accorati appelli provenienti dai territori, dalla provincia di Rieti, che oggi si trova in una situazione di forte disagio, con una crisi economica che lacera il tessuto produttivo nel profondo, con ricadute nefaste su ogni singolo settore del mondo lavorativo e sociale».

«L’atteggiamento assunto dall’attuale Giunta nei confronti delle organizzazioni sindacali – spiegano i segretari confederali di Roma e Lazio Di Berardino, Simeoni e Scardaone – in questi diciotto mesi hanno prodotto l’aumento delle disuguaglianze sociali e della povertà e delle addizionali regionali a carico dei lavoratori e dei pensionati. Tagli al servizio sanitario e alle politiche sociali, con il conseguente aumento dei tempi delle liste di attesa, riduzione dell’assistenza domiciliare, carenza di RSA. Aumento dei ticket sulla specialistica, peggioramento della qualità dell’ambiente. Ma anche, emergenza rifiuti, territorio, casa e trasporto pubblico locale. Insufficienti misure per lo sviluppo e l’occupazione, il blocco delle opere infrastrutturali e non ultimo, l’aumento dei costi della politica».

Lo scorso ottobre, durante una tavola rotonda, il segretario della Cisl del Lazio Franco Simeoni, in merito ai costi della politica aveva ben evidenziato i privilegi di chi siede nel consiglio regionale, riassumibili in una cifra pari a 270mila euro di spesa. «Con l’approvazione del collegato alla legge di bilancio 2011 – spiega Simeoni – la Polverini aveva promesso, entro il mese di marzo, l’approvazione, da parte del consiglio regionale, di una proposta di modifica alla composizione dei gruppi consiliari ( 17 gruppi di cui 8 con un solo componente). Ad oggi è stata presentata una PdL da parte dell’opposizione ed una proposta da parte del presidente del Consiglio regionale, che non trovano ancora spazio tra i lavori del consiglio. Ogni capogruppo, oltre allo stipendio, gode di ulteriori indennità (circa 1.000 euro/mese), macchina di servizio e possibilità di dotarsi di almeno 5 assistenti. Per comprendere meglio quali e quanti siano gli sprechi prodotti dal governo Polverini –continua Simeoni- basta ricordare che attualmente, la composizione del consiglio e della giunta regionale prevede 71consiglieri, 15 assessori e 20 commissioni di cui 4 speciali. Nel 2010 le spese hanno raggiunto quota 128.329.204, rispetto ai 98.885.561 del 2009, con un incremento (+30%) che risulta essere il più alto d’Italia. Intanto, continuano a lievitare i costi delle consulenze affidati dalla Polverini a persone esterne all’amministrazione, passati da 488 mila euro del Luglio 2011 ai 689 mila euro del mese di ottobre, senza contare i numerosi incarichi per le direzioni degli assessorati ( oltre 10 ) affidati a personale esterno con stipendi da oltre 150 mila euro/anno ( oggetto di attenzione da parte del TAR)».

Secondo Di Berardino, Simeoni e Scardaone, i questi mesi la quasi totale assenza di rapporti tra le organizzazioni sindacali e la Giunta Polverini hanno evidenziato una discontinuità di intenti, da parte di quest’ultima e un rallentamento nell’approvazione di leggi in grado di incidere favorevolmente sul mondo del lavoro, sulla formazione dei giovani, su ricerca e innovazione. «Dalla approvazione della legge su ricerca e innovazione non ci risulta siano stati attivati bandi, anche perché non sono mai state assegnate risorse per la sua applicazione» sottolineano i sindacalisti. Sulle politiche giovanili «abbiamo condiviso la necessità di approntare una legislazione ed una strumentazione che favorisse l’inserimento di giovani nel mercato del lavoro. Dopo l’approvazione del Testo unico sull’apprendistato, ci è stata inviata nei giorni scorsi una prima bozza di modifica del Regolamento Regionale sull’apprendistato, peraltro nel quadro di una vacanza legislativa dopo l’abrogazione unilaterale della legge regionale 9, mettendo a rischio uno strumento che vale dalle 25mila alle 30mila assunzioni l’anno e incentivi alle assunzioni del valore di quasi 20 mln di Euro. Siamo in attesa quindi di un primo confronto di merito. Da parte nostra abbiamo inviato le nostre osservazioni chiedendo di rendere più certificabili le attività formative avendo riscontrato che tali attività con la vecchia legge hanno interessato non oltre il 15% dei lavoratori oltre al ripristino dei punti qualificanti della normativa abrogata. La Regione ha presentato poi una proposta di testo unico su lavoro formazione e orientamento, le cui linee guida sono oggetto di confronto. La proposta ci vede critici in quanto si tende a ridimensionare il confronto e la concertazione, e perché con l’abrogazione di diverse norme soprattutto per quanto riguarda la formazione professionale si rischia di stravolgere l’intero assetto della formazione regionale non rispondente all’ottica europea di formazione continua ma in un’ottica di sistema esclusivamente mirato al lavoro. Altro elemento non chiaro è il ruolo di soggetti pubblici oggi deputati all’orientamento e all’impiego a vantaggio di soggetti privati per i quali non è chiaro il sistema di accreditamento regionale».

L’inerzia con cui in questi diciotto mesi si è mossa la Regione, si riverbera negativamente sulle province del Lazio, alimentando incertezza, acutizzando lo stato di crisi nel settore industriale, nel commercio, nell’artigianato. «La nostra provincia, Rieti capoluogo – tiene a precisare Franco Simeoni – vive una crisi nella crisi. Significativo, è l’isolamento determinatosi con l’assenza di opere pubbliche infrastrutturali. Ricordiamo che le organizzazioni sindacali hanno sempre richiesto, alle varie amministrazioni, che fosse realizzato l’adeguamento della Salaria tra Rieti e Passo Corese: dei 100 milioni precedentemente stanziati (rispetto ai 1,5 miliardi necessari) ne sono disponibili soltanto 60 e l’assessorato competente dichiara di non ritenere realizzabile questa infrastruttura. La Salaria è soltanto uno dei tasselli che la Giunta Polverini non ha inteso ricostituire all’interno del mosaico reatino. La verità – conclude Simeoni- è che Rieti non avrà la possibilità di godere delle iniziative della Regione, fin quando non spunteranno i soldi da destinare ai territori. Soltanto così si potrà infatti uscire dalla crisi e dare risposte ai lavoratori coinvolti nelle vertenze aziendali, rilanciare politiche di sviluppo e di welfare territoriale a favore delle famiglie reatine; degli anziani, delle donne e dei giovani che subiscono veramente la crisi. A tal proposito, non possiamo non tornare ad esortare la Regione affinché utilizzi pienamente i fondi europei, le risorse derivanti dalla lotta all’evasione e dalla riduzione dei costi della politica. Se non si adotteranno politiche di rigore in grado di abbattere gli sprechi – conclude Simeoni – nessuna risorsa si libererà per ridare respiro all’economia locale, creando sviluppo».