I Sermoni di Sant’Antonio, messaggio per l’umanità dei nostri giorni

La serie degli incontri legati dal titolo Insieme insieme proposti da «Frontiera» in collaborazione con la Confraternita degli Artisti, la Confraternita di Misericordia, l’associazione Musikologiamo e il Gruppo di donatori di sangue Fratres sotto l’egida del Progetto Culturale diocesano ha preso il via con l’appuntamento dedicato ad anticipare di fatto le tematiche proprie del Giugno Antoniano, affidando a Massimo Casciani e Ileana Tozzi la lettura e l’analisi storico-critica dei Sermoni di Sant’Antonio di Padova, che lo stesso autore amava indicare con il termine opus, alludendo così alla particolare finalità del testo destinato alla formazione dottrinale dei confratelli.

I due relatori hanno dunque offerto la loro lectura dei Sermoni antoniani, autentica ed originale summa di impostazione scolastica che rivela la salda preparazione filosofica e teologica posseduta da Sant’Antonio, fondata sull’auctoritas delle Scritture convenzionalmente interpretate nel senso letterale, allegorico, morale ed anagogico.

I sermoni, enumerati secondo l’ordine di lettura dei testi sacri dell’ufficio divino, fin dalla domenica di Settuagesima e corredati dai testi di ispirazione mariana e da quelli dedicati alle Vite dei Santi, sono stati analizzati nella loro struttura formale, che prevedeva sistematicamente un prologo, una expositio della materia ispirata alla liturgia del giorno festivo secondo la sequenza di una lettura dell’Antico Testamento, l’introito, l’epistola e il vangelo della domenica dell’anno liturgico ed un epilogo, ed era esplicitamente finalizzata a fornire insegnamenti utili alla meditazione e destinati alla pratica della vita quotidiana, affinché fosse orientata alla luce della parola di vita.

La lettura offerta da Sant’Antonio si sviluppava mediante l’analisi delle concordanze all’interno dei testi sacri, a cui si aggiungevano gli scritti dei Padri della Chiesa e le annotazioni etimologiche di rara suggestione, nelle quali si è rintracciata l’eredità dell’erudito latino nostro conterraneo Marco Terenzio Marrone, accolta dal dotto portoghese attraverso la lezione di Sant’Agostino e di Isidoro di Siviglia.

Lo stesso Antonio di Padova paragonava il suo metodo ad una quadriga che, come il carro di Elia, «solleverà l’anima dalle cose terrene portandola ad una celeste familiarità con quelle del cielo» (Prologo, n. 5).

I sermoni di Sant’Antonio, dotti eppure piani e comprensibili, sospesi tra mistagogia e catechesi, non hanno l’incisività e la freschezza delle prediche di San Bernardino da Siena, raccolte e trascritte da Benedetto di mastro Bartolomeo presente in piazza del Campo a Siena dal 15 agosto 1427 per i quarantacinque giorni successivi, ma testimoniano l’impegno speso nell’insegnamento e nella predicazione, non meno degli scritti acroamatici ed essoterici di Aristotele, peraltro anch’egli riconosciuto come auctoritas almeno nell’ambito delle scienze naturali.

Ma il metodo messo a punto da Sant’Antonio supera il processo sillogistico dal generale al particolare, fondandosi piuttosto – e saldamente – sull’interpretazione delle Sacre Scritture opportunamente collazionate, analizzate, commentate secondo le innovative esigenze dei laici e degli ecclesiastici che al tramonto del medioevo trovarono campo comune d’esperienza intellettuale nella fondazione delle università.

Il messaggio che Sant’Antonio affidò ai confratelli mediante i suoi Sermoni appare ancora capace di suscitare l’ascolto e l’interesse dell’umanità dei nostri giorni, esposta alle medesime tentazioni – le seduzioni del potere, del denaro, della carne – resa più fragile dal paradossale affermarsi della cultura di massa capace di privilegiare l’informazione trascurando gli aspetti formativi della coscienza, così come è stato dimostrato e discusso da Ileana Tozzi e da Massimo Casciani nell’incontro di sabato 6 giugno nell’Auditorium dei poveri a San Giovenale.