Cultura

I libri del mese scelti dalla Dire

A marzo abbiamo letto Frédérik Pajak, Nathalie Léger, Karl Ove Knausgard, Hisham Matar e Paolo Giordano

E’ incerto come il nostro tempo presente – “orfano del proprio passato quanto dissipato di un futuro improbabile” – questo Manifesto, o saggio grafico come l’ha definito Le Nouvel Observatour, di Frédéric Pajak, ennesima felice scoperta della casa editrice L’Orma. Lo scrittore francese, mescolando episodi autobiografici con quelli di Walter Benjamin, ricostruisce alcuni “momenti fatali” del Novecento europeo attraverso quasi duecento tavole in bianco e nero, accompagnate da frasi, riflessioni, aneddoti. Oltre a Benjamin, nel Manifesto trovano spazio Beckett, Celine, Ernst Toller, Camus e ancora Parigi, Capri, la Sicilia. Leggere Manifesto incerto (questo è il primo volume di una lunga serie) significa colmare lo sconfortante vuoto del presente con la bellezza del passato, con la sua forza, non per evocarlo come un cliché, ma per farne tesoro nei momenti incerti della vita, proprio come quelli che stiamo vivendo.

Nathalie Léger – Suite per Barbara Loden (La Nuova Frontiera)

Cercare Barbara Loden è come cercare un volto nella folla. Viene in mente la celebre definizione di Valeria Luiselli leggendo questo delicato libro di Nathalie Léger. Mescolando fiction, autofiction e biografia, la scrittrice francese si immerge nel mistero di Barbara Loden, che fu modella, pin-up, ballerina, moglie di Elia Kazan, attrice di Wanda, considerato oggi una pellicola di culto. In quel film Loden annulla la distanza tra soggetto e azione e diventa in tutto e per tutto Wanda, trovando la forza di esternare il suo malessere. Léger cerca di descriverla, afferra le poche notizie di cui dispone, ritagli, fotografie, i diari del marito: cerca di descriverla e basta, di catturare lo stato delle cose con il minor numero di parole possibili, ma alla fine quello che ne esce è un romanzo sulla difficoltà di ritrarla mentre “sembrava tendere verso un infinito in cui avrebbe potuto perdersi”. Come un volto nella folla.

Karl Ove Knausgard – Fine (Feltrinelli)

Con Fine si chiude la monumentale opera in sei volumi dello scrittore norvegese Karl Ove Knausgard, che in queste ultime 1.270 pagine fa definitivamente i conti con se stesso, raccontando il turbolento periodo antecedente la pubblicazione del primo volume La mia battaglia. Con l’aiuto di una poesia di Paul Celan e del testo che più di ogni altro ha incarnato il male assoluto – il Mein Kampf di Adolf Hitler – Knausgard mette a nudo le sue paure, che sono anche le nostre, chiamandoci a combattere per affrontarle. Acute le riflessioni sul tempo, di grande interesse quelle dedicate al concetto di morte e scrittura, che Knausgard accosta a Infelicità senza desideri di Peter Handke.

Hisham Matar – Un punto di approdo (Einaudi)

Questo libro è come un forziere antico. Non appena si inizia a leggerlo, sentiamo di aver scovato qualcosa di prezioso tale è la ricchezza e la quantità di materiale presente. In poco più di cento pagine, lo scrittore libico Hisham Matar, tramite piccole storie, racconta di sé, del tempo, della felicità, di Siena e dei protagonisti dell’arte che l’hanno resa grande, da Duccio di Boninsegna ad Ambrogio Lorenzetti. Matar ricostruisce un’epoca e al tempo stesso la quotidianità di giornate solitarie e meditative, facendoci ragionare sugli effetti dell’arte e aiutandoci a scoprire come cercare un senso di compiutezza. “Non m’importava di morire – prima o poi doveva succedere – ma ancora non ero pronto, e morire adesso sarebbe stato uno spreco visto che ci avevo messo tanto a imparare a vivere”.

Paolo Giordano – Nel contagio (Einaudi)

“Non ho paura di ammalarmi Di cosa allora? Di tutto quello che il contagio può cambiare. Di scoprire che l’impalcatura della civiltà che conosco è un castello di carte” scrive Paolo Giordano in questo instant book, Nel contagio, disponibile in versione ebook e in cartaceo, abbinato con il Corriere della Sera. Secondo lo scrittore, che riflette sul mondo in cui viviamo, la pandemia di Covid-19 si candida a essere l’emergenza sanitaria piú importante della nostra epoca. Ci svela la complessità del mondo che abitiamo, delle sue logiche sociali, politiche, economiche, interpersonali e psichiche. Ciò che stiamo attraversando ha un carattere sovraidentitario e sovraculturale. I proventi andranno alla creazione di due borse di studio presso la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste.

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