I giovani francesi a Cracovia, misericordia e preghiera contro violenza. “Non ci abbattiamo”

Alla Gmg di Cracovia irrompe la notizia della morte barbara di padre Jacques Hamel, 86 anni, parroco di Saint-Etienne-du-Rouvray, vicino a Rouen. L’arcivescovo di Rouen, monsignor Dominique Lebrun, ritorna in patria per stare in mezzo ai suoi fedeli. Ai giovani della sua diocesi a Cracovia dice: “Fate silenzio e pregate per vivere in profondità la festa della Gmg”. E il presidente dei vescovi francesi: “Il popolo reagisca unito a questa sfida”. “La Gmg è preghiera, pregheremo per tutte le vittime del terrorismo nel mondo” dice la giovane Solange.

La notizia è arrivata a Casa Francia, dove fanno capo tutti i giovani transalpini, ben 36mila, che sono a Cracovia per la Gmg, direttamente dal presidente, Francois Hollande che ha avvertito il presidente della Conferenza episcopale francese (Cef), monsignor Georges Pontier, arcivescovo di Marsiglia. Lo sgozzamento di padre Jacques Hamel, 86 anni, parroco di Saint-Etienne-du-Rouvray, vicino a Rouen, in Normandia, e il ferimento di alcuni fedeli, ha gettato nello sgomento tutti i francesi in quel momento presenti al numero 13 di via Pedzichow. Tra loro anche l’arcivescovo di Rouen, monsignor Dominique Lebrun che ha voluto attorno a sé tutti i giovani della sua diocesi. A raccontare quei momenti è suor Nathalie Becquart, direttrice del Servizio nazionale per l’evangelizzazione dei giovani e per le vocazioni della Cef. “Siamo sgomenti – dice – dopo che mons. Lebrun ci ha detto dell’accaduto abbiamo contattato insieme il suo gruppo di giovani, circa 300, così come i responsabili di tutte le diocesi. Subito dopo l’arcivescovo ha lasciato Cracovia per tornare in Francia, tra i suoi fedeli. Non prima di aver esortato i suoi giovani a fare silenzio, a pregare e ad avere fede per poter vivere nella gioia la festa della Gmg, anche per onorare la memoria di padre Hamel”. Invito subito raccolto perché la cappella della struttura francese si è riempita di giovani.  Per i francesi a Cracovia la risposta alla violenza è la preghiera, come sottolinea Solange, dalla Bretagna, stretta nel drapeau nazionale blu, bianco e rosso:

“la Gmg è anche preghiera. Pregheremo per tutte le vittime del terrorismo nel mondo e per il nostro sacerdote ucciso”.

La risposta della misericordia. Anche monsignor Denis Moutel, vescovo di Saint-Brieuc, in Bretagna, presidente della Commissione per la pastorale giovanile della Cef, è “sconvolto”. Con voce, rotta dall’emozione, ricorda il sacerdote ucciso barbaramente come “una persona umile che ha donato tutta la sua vita agli altri e soprattutto ai giovani. Si tratta di una violenza impressionante che arriva nel mezzo di una messa celebrata per i pochi fedeli che erano lì”. Allo sconforto segue però la speranza e la forza d’animo.

“Il messaggio – dichiara mons. Moutel – è che non dobbiamo ritirarci dalla Gmg, dalla gioia che questo incontro esprime, ma dobbiamo entrarvi ancora di più con fede, testimoniando la  fratellanza pregando per la pace.

Nel nostro cuore c’è qualcosa di più bello e di buono. Lo stiamo vedendo in queste ore qui a Cracovia nell’incontro tra i giovani di diverse nazioni.Rispondiamo alla violenza con la misericordia. In queste ore siamo solidali con la chiesa di Rouen. Padre Hamel ha donato la sua vita per i giovani e per lui dobbiamo continuare a portare avanti la nostra missione”.

“Non abbattersi”. Nel cortile dell’istituto scolastico che ospita la casa dei francesi a Cracovia l’andirivieni dei giovani è continuo, strette di mano e abbracci costellano gli arrivi, ma la gioia è volutamente contenuta. Anche così i giovani francesi mostrano rispetto. Ad accoglierli con un sorriso è monsignorGeorges Pontier, presidente della Cef. Racconta e rivela: “Ho ricevuto la notizia dal presidente Hollande e subito ho chiesto se fosse vero. Questa morte è inimmaginabile, un prete di 86 anni che ha dedicato la sua vita a testimoniare l’amore di Cristo”. “Ma non bisogna abbattersi”, è la certezza dell’arcivescovo di Marsiglia.

“Il popolo francese deve reagire unito a questa sfida. Deve farlo nella diversità delle sue componenti etniche e religiose, nella reciproca fiducia e conoscenza.

Sono questi valori a far trionfare la fratellanza che resta, con la preghiera, l’unico cammino che ci porta lontano dalla violenza”. La riflessione di mons. Pontier si allarga anche ai giovani che sono arrivati a Cracovia da Paesi in guerra, come Siria, Iraq, Africa. “La festa non deve fermarsi” ribadisce il presule. “Ora dobbiamo nutrire la nostra fede e il suo nutrimento è la misericordia che si incarna in vicende come quella accaduta oggi. Essa suona come monito per assumere le nostre responsabilità di agire e vivere con misericordia. Questo è il tempo di costruire ponti e non muri.L’Europa riscopra le sue radici cristiani e i valori di fratellanza e di accoglienza. L’Italia in questo ambito sta compiendo un lavoro grande e ammirevole”.