I dolori della fiction

La parabola del “Roma Fiction fest”, con le sue polemiche, è emblematica

Fra gli addetti ai lavori è stato già ribattezzato il Festival della Fiction dei rimbambiti. L’ottava edizione del “Roma Fiction Fest” si svolgerà a Roma fino al 19 settembre (è stato inaugurato il 13 settembre). Sono molti gli ospiti previsti e la programmazione è ricca di titoli provenienti dagli Usa. La fase di pre-organizzazione però è stata caratterizzata da alcune polemiche feroci. L’evento è organizzato dall’Apt, un acronimo che sta per “Associazione dei produttori televisivi italiani”.

L’Apt vive un momento di confusione e gli effetti si sono visti anche nella preparazione del festival. Il 2014 infatti è stato un anno difficile per i produttori tv italiani. Il loro vicepresidente “storico”, Carlo Degli Esposti, a febbraio, aveva preso cappello e se ne era andato sbattendo la porta. La sua decisione di lasciare l’associazione, dissero allora gli addetti ai lavori, aveva provocato un “vero terremoto”. Degli Esposti è stato per anni uno dei cervelli dell’Apt e il motore propulsivo delle sfibranti partite in corso con i broadcaster e con il governo, hanno scritto sul sito di “Prima Comunicazione”. Non solo. Degli Esposti è uno dei produttori di maggior successo in Italia: è suo “Il Commissario Montalbano”, un successo continuo perfino con le repliche. Ha prodotto anche fiction fortemente innovative nel linguaggio come “Braccialetti Rossi”, riuscendo a individuare una formula inedita e vincente per intercettare i giovani telespettatori, quelli che non guardano più la tv ma che cliccano compulsivamente su Facebook o sugli altri “social network”. Il successo sul web del suo “Braccialetti rossi” è una case history per certi versi sorprendente che viene già studiata in tutto il mondo. Non sarà un caso infatti che anche Spielberg lancerà in autunno una nuova serie per la tv americana che è ambientata, come “Braccialetti rossi”, nel reparto pediatrico di un ospedale.

L’Apt a febbraio ha incassato il colpo ostentando fair play. A giugno decidono di mandare via anche Fabiano Fabiani, presidente dell’associazione da più di due mandati, un lobbista di casa sulla spiaggia dei vip a Capalbio e con una lista di amici potenti lunga così. Al suo posto chiamano Marco Follini, che ha un sito internet personale fermo al 2012 e una carriera politica non proprio all’apice. Con buona volontà Follini, come nuovo presidente dell’Apt, si mette subito al lavoro e dichiara: “Il settore delle produzioni televisive, pur confezionando prodotti che incontrano il consenso del vasto pubblico, sta subendo più di altri gli effetti di una crisi economica lunga e di carattere strutturale. Dobbiamo per questo sforzarci di evidenziare quanto i nostri prodotti concorrano a formare e arricchire il carattere e l’identità del nostro Paese”. Dalle parole ai fatti, Follini ringrazia e saluta il critico Steve Della Casa (conduttore e autore anche della trasmissione radiofonica di culto “Hollywood Party”) che aveva tenuto la barra del Fiction Festival durante i marosi di ben tre amministrazioni regionali diverse (Marrazzo, Polverini, Zingaretti) e chiama l’ex enfant prodige Carlo Freccero.

Al “Corriere della Sera”, Freccero, neo direttore del “Roma Fiction Fest”, però dice che “In Italia concepiamo solo due generi di fiction: quella di puro divertimento, consumo, distrazione e quella edificante con eroi, preti, giudici, santi rivolta al passato. Le reti che producono fiction sono soprattutto quelle generaliste, le quali propongono telefilm arretrati che pescano nella memoria di un pubblico attempato, che si rifugia nel ricordo dei tempi andati”. Il telefono dell’Apt diventa subito incandescente. Follini è costretto a smentire Freccero e a blandire molti associati illustri. Alcuni di loro però non si limitano alle telefonate. Luca Bernabei, amministratore delegato della Lux Vide (“Don Matteo”, “La bibbia”, eccetera) si sfoga con i giornali. “Mi sento insultato io insieme a 8 milioni di persone. La nostra platea composta da rimbambiti? L’innovazione di contenuti non si misura con la quantità di litri di sangue che si vedono scorrere sullo schermo. L’unica vera differenza che esiste è quella tra fiction fatta bene e quella fatta male”.

Un altro terremoto che proprio non ci voleva per l’Apt. Perfino il principale committente della fiction italiana, Luigi Gubitosi, questa estate è stato costretto ad intervenire per contestare le dichiarazioni di Freccero. Mentre la Rai annunciava, neanche a farlo apposta, una nuova trasparenza per gli appalti produttivi. Quando il buongiorno si vede dal mattino.