Diaconato permanente

I diaconi si preparano al cammino quaresimale

Si è svolto presso il centro sanitario diocesano l'incontro mensile dei diaconi. Al centro della riflessione, la prospettiva quaresimale

Nella nostra diocesi una volta al mese, in genere l’ultimo sabato, i diaconi permanenti vivono una giornata di fraternità, preghiera e formazione. In questo percorso sono sostenuti dal Direttore dell’Ufficio Liturgico che, d’accordo con loro, ogni anno sceglie un argomento da approfondire. I diaconi permanenti sono quasi sempre arricchiti da una esperienza lavorativa e inoltre portano nella loro vocazione di ministri ordinati l’esperienza della famiglia e dell’essere genitori, pertanto gli incontri formativi risultano particolarmente arricchenti anche per la condivisione delle esperienze di vita di ognuno.

Durante l’anno pastorale 2017/2018 è stato affrontato il tema del ministero ordinato mentre quest’anno gli incontri vertono sul «libro dei salmi». Essi si svolgono abitualmente presso il polo formativo diocesano “Buon Pastore” in via del Terminillo; invece lo scorso 23 febbraio, su invito del diacono Nazzareno Iacopini, Direttore diocesano per la Pastorale della Salute, si sono incontrati a Palazzo san Rufo, presso la sede del Centro Sanitario Diocesano.

Dopo la presentazione delle attività svolte nel Centro, il gruppo questa volta ha riflettuto su alcuni aspetti del cammino quaresimale verso la Pasqua, prendendo spunto dal n. 307 dell’Esortazione apostolica Amoris Laetitia di papa Francesco. In quel documento il Papa ci ricorda quanto sia importante, nell’azione pastorale, lasciare spazi alla misericordia del Signore. Misericordia non è solo una virtù ma deve divenire la logica di ogni azione pastorale, quasi come un suo elemento strutturale. Senza sminuire il valore dell’ideale evangelico bisogna accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita delle persone evitando giudizi troppo duri e impazienti. Il vangelo stesso chiede di non giudicare e condannare (cfr. Lc 6,37).

Padre Ezio, prendendo spunto dal versetto del vangelo di Matteo inciso all’ingresso del Centro “Ero malato e siete venuti a visitarmi” (Mt 25,36) ha ricordato che i sacramenti non sono “qualcosa”, ma “Qualcuno” che si incontra con noi. Per ritrovare questa dimensione personalistica del sacramento dobbiamo aver chiaro che il sacramento primordiale, il grande sacramento, è l’umanità di Cristo. Durante la Quaresima, tempo di deserto e di più intenso ascolto della Parola di Dio, siamo chiamati a ravvivare il nostro amore per lui, presente negli ultimi della terra. Se lasciamo che la Parola entri in noi magari potrà in certe occasioni anche uscire da noi. È così che l’amore riemerge più radioso da ogni notte più nera per riaccendere in ciascuno la luce della speranza. Alla scuola di Cristo, unico Maestro, impariamo a conoscere la forza della tenerezza e a rinunciare a cercare quei ripari personali o comunitari che ci permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano. In tal modo l’incontro sacramentale con Cristo si fa servizio, diaconia per avvicinare chi è nel dolore e guarire le ferite con gesti di misericordia: «l’architrave che sorregge la vita della chiesa» (Amoris Laetitia 310).