I compiti del cristiano

Papa Francesco non dice e non fa niente di nuovo, ma il suo approccio al ministero pastorale è quello di un Parroco che conosce i suoi fedeli e le loro domande.

Molti citano Papa Francesco per avvalorare le loro tesi: qualunque cosa dica, ognuno lo tira dalla sua parte. Per una volta lo facciamo anche noi.

Parlando durante l’omelia della Messa della II domenica di Quaresima ai fedeli della parrocchia romana di Santa Maria dell’Orazione, il Pontefice ha detto: “Quali sono i compiti del cristiano? Forse mi direte: andare a Messa le domeniche; fare digiuno e astinenza nella Settimana Santa…ma il primo compito del cristiano è ascoltare la Parola di Dio, ascoltare Gesù, perché Lui ci parla e Lui ci salva con la sua Parola”.

Più sotto spiega dove leggere, dove ascoltare Gesù. Molti penseranno che il Papa abbia detto: si ascolta Gesù andando a Messa.

Nossignore! Il Papa dice che Gesù si ascolta leggendo il Vangelo in casa, sul bus, dove è possibile, portandoselo nella borsa e aprendolo alla prima occasione utile.

Naturalmente il Papa non vuole dire di non andare a Messa, questo è chiaro, ma fugge dalla tentazione di chiamare tutti all’adunata nelle chiese, come primo dovere del credente, quasi per garantire un uditorio ad ogni predicatore.

Chi va in chiesa per partecipare alla Messa domenicale ci va perché ha fatto già un suo percorso, perché sa fare la tara di quello che viene detto nelle prediche, spesso discutibili e noiose, calibrate su una realtà inesistente e non sul vissuto concreto delle persone.

La comunicazione della fede non può essere fatta né moltiplicando obblighi, né urlando e rimproverando, né tantomeno “ricattando” i fedeli: questo è un metodo superato che ha creato tante amarezze, ha allontanato tante persone, ha ignorato le esigenze del popolo di Dio.

Non si tratta di accomodare il messaggio, ma di usare modi meno aggressivi e meno ruvidi.

Papa Francesco non dice e non fa niente di straordinario e di nuovo, ma il suo approccio al ministero pastorale è quello di un Parroco e di un Vescovo che sa quello che pensano i suoi fedeli e quali sono le loro domande. Quando dice, ad esempio: “uno potrebbe dire: mi confesso da solo con Dio; ma uno ha bisogno di confidarsi con un amico, i peccati devono essere confessati alla comunità… ma mi vergogno; anche la vergogna fa bene”.

Il Papa conosce le obiezioni della gente e trova sempre una spiegazione detta con grazia, con il sorriso, con un tono e una mimica facciale che lo rendono anche “simpatico”; sì perché a sentire un prete antipatico la gente non ci va.

Il messaggio è lo stesso, i contenuti sono gli stessi, ma il modo di comunicare è un modo adatto ai nostri tempi, ai nostri ritmi di vita, alla nostra quotidianità.

Su questa linea si colloca anche l’iniziativa “24 ore per il Signore” che si svolgerà in tutto il mondo tra il pomeriggio di venerdì 28 marzo e il pomeriggio di sabato 29 marzo.

Anche la nostra Cattedrale rimarrà aperta tutta la notte con il Sacramento esposto e gruppi di persone si alterneranno nella preghiera, mentre i sacerdoti saranno a disposizione per le confessioni.

I ritmi, la lenta ripetitività delle nostre parrocchie non danno molto sapore alla vita dei nostri quartieri e dei nostri paesi, appiattiti su orari di comodo di “impiegati del sacro” e non sulle esigenze della gente.

Sentire “l’odore delle pecore” vuol dire andare incontro ad esse e non pretendere che vadano a scovare chi si rifugia nel chiuso della canonica o della chiesa, portandogli la “puzza del mondo”.

Chi osa poco ottiene quasi niente, chi sa osare molto e si spende con intelligenza potrebbe raccogliere parecchi frutti.

Papa Francesco è decisamente su questa linea.