I cimiteri dopo il sisma: ridare dignità alle sepolture

Il sisma di un anno fa ha devastato anche i cimiteri. Sofferenza per le famiglie: in tanti andavano a pregare sulle tombe dei propri cari tra le macerie. Fondi Caritas–Cei aiutano nel ripristino

(di Vincenzo Testa, «Avvenire / Lazio Sette») Ridare dignità alla sepoltura dei defunti è una delle richieste più sentite ad un anno di distanza dal sisma in Italia centrale. Da Amatrice e Accumoli, una sofferenza nella sofferenza, quella dei cimiteri devastati dalle scosse, e ovviamente passati in secondo piano rispetto al soccorso ai sopravvissuti. Per ripristinarli si è mobilitata anche Caritas italiana, che su richiesta della diocesi di Rieti ha attinto specifici fondi dalla colletta della Conferenza Episcopale Italiana per contribuire a ridare dignità al cimitero di Amatrice.

«Proprio in questi giorni – spiega don Andrea La Regina, responsabile dei macro–progetti di Caritas Italiana – siamo impegnati, in accordo con la diocesi e con il Comune di Amatrice, nei lavori di costruzione di trecento loculi. Abbiamo avvertito da parte della popolazione l’esigenza della cura dei cimiteri che rientra in quel sentimento cristiano del culto dei morti. Di fronte a questo appello, attingendo ai fondi della colletta Cei, siamo intervenuti. È stata una richiesta forte che trova fondamento in un’esigenza importante della popolazione».

Il terremoto, infatti, ha devastato non solo i centri abitati, ma anche i cimiteri. L’esigenza di mettere in sicurezza i camposanti non poteva e non può essere elusa e per sostenere questa volontà sono scesi in campo sia singoli cittadini che comitati civici. La situazione dei cimiteri, dopo le ripetute scosse telluriche, è davvero sconcertante. Lo spettacolo è deplorevole e in certi casi molto devastante anche dal punto di vista psicologico. Ad oggi, però, si può dire che la situazione è sotto controllo. Non è paragonabile alle scene dei primi momenti e giorni dopo le scosse: bare a cielo aperto, cumuli di macerie in ogni angolo, tombe di famiglia crollate, lapidi spezzate e pezzi di marmo sparsi da tutte le parti. La gente oltre al dolore e alla sofferenza per la perdita della casa, del lavoro e dei familiari ha dovuto vedere davanti ai propri occhi un vero disastro. Incuranti dei pericoli, già nei primi giorni dopo il sisma, molti familiari dei defunti arrampicandosi sulle macerie entravano nei cimiteri ed andavano a pregare sulla tomba dei cari.

«Ad Accumoli – racconta un cittadino, Renzo Colucci – la situazione attualmente è abbastanza sotto controllo. Tutte le bare sono state sistemate in via provvisoria in prefabbricati di vetroresina e in questi giorni chi ha potuto e voluto ha avuto la possibilità di far visita ai propri cari. Certo è ancora tutto da ricostruire, ci sono viali bloccati o sbarrati per pericoli di crolli, ma la situazione peggiore è stata sanata».

In molti dei ventuno cimiteri di Amatrice e delle sue frazioni invece c’è ancora da fare, ma lì i danni erano stati più ingenti. Nel cimitero nuovo, per esempio, c’erano circa centoquaranta feretri da spostare. Al Monumentale, invece, la situazione era pessima, i feretri da spostare erano più di trecento. Ma sono stime al ribasso. In pessimo stato anche i cimiteri di Retrosi, San Lorenzo, San Flaviano, San Valentino, Sant’Angelo, Santomasso, Scai, Torrita. In condizioni leggermente migliori quelli di Casali, Configno, Cornillo nuovo, Nommisci, Pasciano, Patarico, Pinaco, Prato Cascello, Preta, Roccapassa, San Benedetto e Santa Giusta. L’auspicio è che man mano verranno tutti ripristinati.