Hawking, Einstein e il bambinone

Di rado l’attualità scientifica fa notizia. E quando succede si tirano sempre in ballo i massimi sistemi. Ogni disciplina viene rappresentata sempre sull’orlo di una rivoluzionaria scoperta. Ciò vale naturalmente per le scienze umane e informatiche, ma anche fisica e astronomia a volte fanno capolino nelle prime pagine.

Ultimamente è capitato per la scoperta di un enorme, lontanissimo quasar. Di per sé questi oggetti, chiamati cosi per l’aspetto quasi stellare (QUASi stAR), sono straordinari. Galassie gigantesche con al centro un buco nero supermassiccio (questo il termine tecnico). Ma quello scoperto di recente è davvero un “mostro”, 12 miliardi di volte la massa del sole, eppure è giovanissimo, “solo” 900 milioni di anni dopo il Big Bang. Può sembrare un tempo infinito ma su scala astronomica è un periodo insufficiente per dar vita ad un simile “bambinone”. Almeno così si pensava.

Probabilmente la scoperta, se confermata, porterà a ridefinire le leggi della fisica dei buchi neri. Ma nei giornali era la prova della messa in discussione dell’età dell’universo. Certo non si può escludere questa possibilità, anzi sarebbe molto eccitante per gli studiosi, ma è un aspetto teorico marginale, uno specchietto per le allodole.

Se si possono fare titoli del genere sui buchi neri, lo dobbiamo principalmente al fisico Stephen Hawking. Non solo ha contribuito a comprenderne alcune caratteristiche, ma soprattutto con i suoi libri di successo dedicati all’argomento e la sua vita incredibile. Quest’ultima è stata recentemente raccontata in un film, molto attento alle sue vicissitudini di malato e marito. Meno attenzione hanno ricevuto i suoi lavori e le sue idee. Anche l’immagine degli scienziati risente evidentemente dei pregiudizi dei media.

Ma se c’è qualcuno a cui dobbiamo l’idea e la descrizione dei buchi neri è Einstein. Senza la sua relatività generale sarebbero oggetti incomprensibili, anzi con le sue equazioni sono stati ipotizzati e descritti ancor prima di essere scoperti. Eppure sono altre le cose che hanno fatto dello scienziato tedesco il più famoso della storia. Quest’anno ricorre il centenario dalla pubblicazione di quella teoria (e 110 dalla relatività ristretta, sorellina di quella generale), speriamo che con questo pretesto si parli un po’ più di scienza quando si racconta la scienza.