Guardando a Lourdes, senso nuovo alla sofferenza

Non sarà mancata la neve a Lourdes, in questi giorni, così come doveva essercene in abbondanza, lassù sui Pirenei, in quell’undici di febbraio del 1858, quando la piccola Bernadette Soubirous vide la bianca Signora comparire nella grotta di Massabielle. E qui a Rieti ci si è sentiti così – anche se un po’ meno dello scorso anno, quando la ricorrenza fu assai più imbiancata – un po’ più vicini a Lourdes nella città lievemente ricoperta di candida neve. Neve che ha ridotto un po’, magari, le presenze, ma senza scoraggiare il solito pullman del Cicolano e tanti altri devoti reatini a raggiungere la chiesa di Regina Pacis per la celebrazione lourdiana nel giorno che fa memoria della prima apparizione della Vergine in quello che sarebbe diventato il luogo emblema della spiritualità cristiana della sofferenza.

Meno gremita rispetto alle annate meteorologicamente più clementi, ma comunque piena, la parrocchiale di piazza Matteocci, per la liturgia pomeridiana che ha visto il vescovo Lucarelli celebrare la seconda eucaristia nella Giornata mondiale del malato. La prima, come di consueto, monsignor Delio l’aveva presieduta al mattino in ospedale: nella gremitissima cappella del “de Lellis”, con il presule si erano riuniti tanti malati, assieme al personale, ai cappellani, alle suore camilliane, agli allievi del corso di Infermieristica della Cattolica, per la Messa arricchita anche dall’amministrazione dell’olio degli infermi. Nel pomeriggio, poi, il classico appuntamento in quel di Regina Pacis, dove il clima lourdiano – nonostante il maltempo abbia impedito la prevista processione eucaristica all’esterno, costringendo a restare in chiesa ad adorare il Santissimo esposto nell’ostensorio – si è ben ricreato, soprattutto nel suggestivo momento in cui, al canto dell’Ave di Lourdes, i flambeaux venivano sollevati in alto dai tanti fedeli presenti. In prima fila, gli anziani con le loro stampelle, gli infermi nelle carrozzine, i disabili amorevolmente seguiti dai fratelli dell’Unitalsi, quelli che d’estate li accompagnano a Lourdes con i treni bianchi e nel resto dell’anno non si dimenticano di loro, organizzando incontri, dimostrandogli vicinanza e affetto, seguendoli, alcuni, nella casa-famiglia di Santa Margherita di cui la diocesi proprio al volontariato unitalsiano ha voluto affidare la gestione.

Presenti con le loro tipiche divise, i barellieri e le dame dell’Unitalsi hanno animato la celebrazione, organizzata con cura dalla parrocchia ospitante e dall’ufficio diocesano di pastorale della salute. Non è mancata, dopo la comunione, la lettura della preghiera da parte della presidente Luisa Di Maio, che poi, al termine della liturgia, ha ringraziato il vescovo e annunciato le date dei pellegrinaggi, cosa che ha fatto pure don Daniele Muzi, direttore dell’ufficio diocesano che, sotto l’egida dell’Orp, organizza i viaggi religiosi a Lourdes e in tante altre mete. Chiusura del pomeriggio nel salone parrocchiale, con l’immancabile rinfresco offerto dalla Caritas parrocchiale.

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