Gli “indignados” on-line di Rieti

Il malcostume della politica locale e la sua perenne inefficacia nell’occuparsi di cose diverse dai festival e dalle fiere, sta spingendo molti cittadini ad esprimere il proprio disappunto sulle bacheche di internet.

Eppure mormora

Prime protagoniste del dissenso e della controinformazione on-line sono le pagine che si creano con facilità con l’onnipresente Facebook. Non mancano però esempi di critica pungente neppure sulla blogosfera. Il blog “velinomormora” (velinomormora.over-blog.it) ne è un buon esempio. Con un anno e qualche mese di vita il sito ha saputo mettere insieme un buon seguito. In un articolo pubblicato nel mese di agosto si legge che, in totale, le pagine del blog lette sono state 3935 in un anno, una media di quasi 11 pagine al giorno per poco più di 50 articoli pubblicati. La città e le sue tare sono il bersaglio preferito dei post dei blogger di “velinomormora”, ma non mancano riflessioni di altro genere, anche capaci di mostrare spaccati di realta per nulla scontati.

L’arte del tam tam

Più superficiali e veloci sono invece le discussioni su Facebook. Pare che nulla sfugga al setaccio dei mille occhi degli arrabbiati reatini ed il tam tam mediatico fa da cassa di risonanza. In alcuni casi, attorno, dentro o attraverso i gruppi virtuali si stanno costituendo embrioni di liste civiche o vere e proprie proposte politiche. Sono formazioni che hanno l’intento dichiarato di proporsi in alternativa agli schieramenti di centro-sinistra-destra già in occasione delle elezioni amministrative del 2012. Gli strumenti della rete, e Facebook in particolare, in questi casi vengono usati come collettore di opinioni, fabbrica di pareri e motore informativo sulle varie iniziative che vengono messe in campo. Le pagine di queste formazioni vengono per altro frequentate da “indignados” di altri gruppi, a dimostrazione dell’enorme potenziale di interscambio informativo della rete, come pure della capacità degli strumenti informatici di creare immaginari e storie altrimenti imprevedibili o improbabili.

Tentativi di partecipazione

Non a caso i manifesti di questi movimenti puntano ad una partecipazione “virale” che ha tanto in comune con i meccanismi propri del web. I gruppi si pongono come ambienti partecipativi, aperti all’accoglienza dei contributi di tutti i cittadini. L’idea è di partire da esperienze di successo già fatte altrove, da importare per riprogettare la città in un modo diverso, libero dai condizionamenti della “vecchia politica”.

Pensiero debole, legami deboli

In qualche modo i social network paiono capaci di facilitare e rendere veloce la creazione di “comunità” attorno a bisogni determinati, compresi quelli della rappresentanza politica. Da questo punto di vista Facebook agevola la costruzione di nuove identità sociali, ma rimane il dubbio che questo genere di operazioni esprimano legami deboli o troppo semplificati rispetto alla complessità e la forza dei fenomeni cui vorrebbero contrapporsi. E questo nonostante vadano proponendo o seguendo iniziative anche di alto livello culturale e tecnico, alla ricerca di buoni modelli da imitare.

Il problema è che una vera identità politica difficilmente si può costruire con il sentimento di fastidio o di rabbia verso lo status quo espresso in forma di bit. E nemmeno si può pensare di ridurre la politica ad un insieme di buone pratiche, ad una serie di scelte tecniche che da sole possano garantire il migliore dei mondi possibili. Pensarsi virtuosi e coltivare buone idee non basta. Al pari di quelle individuali, le identità collettive richiedono fatiche lunghe, condivisione di spazi vitali, comunità di lavoro, consumo, cultura, esperimenti sul campo.

Dal virtuale al reale

Ciò detto nulla vieta di iniziare dalla rete o con la rete e gli esperimenti sono tutti da seguire. Ma poi sul territorio bisogna avere la forza di starci. Certamente dietro ad alcuni movimenti c’è un mondo associativo già consolidato, dotato delle sue strutture, dei suoi interessi e dei suoi contatti. Ma anche ammesso si sappia indovinare le proposte giuste per una buona amministrazione, rimane aperto il pericolo dell’inconcludenza e dell’autoreferenzialità.

Sull’onda dei discorsi di Beppe Grillo, ad esempio, tempo fa a Rieti è spuntato un “meetup”, uno strumento on-line che nelle intenzioni del comico serve per dare «a tutti coloro che seguono il mio blog l’opportunità di incontrarsi tra loro, discutere, prendere iniziative, vedersi di persona». Ma le pagine del Meetup, un po’ alla volta, sono diventate poco frequentate e all’orizzonte non sembra esserci rimasto più nessuno per una “lista a cinque stelle”.

Ciò non toglie che questi movimenti siano interessanti e portino un alito di freschezza nella asfittica politica locale. Del resto, altrove, iniziative simili hanno prodotto qualche risultato, sebbene in modo diverso da quello che ci si aspettava di ottenere. Intanto fanno da catalizzatore a un crescente bisogno di decenza, e non è poco.