Giugno antoniano: le infiorate

Quale gesto è più semplice e naturale del donare un fiore all’amata o all’amato? È alla luce di questa domanda che può offrirsi una chiave di lettura del grande impegno che ogni anno gli abitanti di via Garibaldi, via Nuova, via Terenzio Varrone e del Borgo cittadino mettono nel decorare la strada per il passaggio del Santo di Padova.

Impegno e, viene da aggiungere, fatica, perché il tutto deve essere preparato per tempo. Se l’esecuzione è quella tradizionale, fatta con i petali dei fiori, bisogna procurarsene in giusta quantità, nei colori appropriati al tema e per tempo; se il tappeto colorato viene eseguito con segatura, sale o riso colorati, bisogna ingegnarsi a preparare la materia prima.

Così spesso si passa la notte in piedi, a preparare le misture colorate e a tracciare linee sull’asfalto o sui cartoni, forme e materie che quando il sole si alza cominciano ad unirsi, plasmate dalle mani sapienti e abituate degli adulti, ma anche da quelle inesperte e volenterose dei bambini.

E l’infiorata, forse più ancora dell’incanto della processione, è la loro vera festa, e paiono non stancarsi mai: portano i colori, bagnano le polveri appena posate per non farle disperdere dal vento, armeggiano con strani pennelli, secchi colle e annaffiatoi, consigliano e bacchettano gli adulti, che non sanno prendere sul serio quel gioco quanto loro.

Ma ovviamente senza l’aiuto dei grandi non si fa niente, ed è qui forse che ci fermiamo a guardare il fenomeno. Innanzitutto una premessa: non paiono esserci gare o inimicizie tra strade, tecniche e stili. Ogni gruppo segue la sua via perseguendo solo la decorazione, il tentativo di abbellire la strada che ha sotto le finestre di casa, perché il passaggio sia gradito al Santo e più lieto alla vista di tutti.

La finalità è legata alla devozione quindi, ma la modalità annuncia che pure in questo tempo in cui le brutture ci circondano e ci stordiscono con l’abitudine, le persone ancora amano la bellezza e la producono se possono.

Di più: in una quotidianità punteggiata da comportamenti, che variano dalla pura maleducazione a un atteggiamento quasi criminoso nell’uso della cosa pubblica, dà speranza vedere che qualcuno ancora vuole dedicarsi ad uno spazio pubblico senza per questo volersene appropriare, lasciandolo bene comune.