Giovani: cifre da record per Erasmus

La commissaria Vassiliou traccia un bilancio del programma Ue per la formazione all’estero.

Hanno un’età media di 22 anni, sono principalmente ragazze (61%) e dispongono di una laurea di primo ciclo, ottenuta in almeno tre anni di corsi. È il profilo della “generazione Erasmus”, ovvero i 270mila studenti che nel corso del 2012-2013 hanno scelto di trascorrere un periodo di formazione in un Paese europeo diverso dal proprio, rimanendo all’estero per non meno di sei mesi. Tra loro figura anche un 29% di giovani con laurea magistrale, mentre i dottorandi sono l’1%.

Rafforzare la cittadinanza Ue.

“Da 27 anni Erasmus consente agli studenti di trascorrere un periodo all’estero per ampliare i propri orizzonti e migliorare le proprie competenze. I dati più recenti indicano che Erasmus è più popolare che mai. Oltre a contribuire a radicare il senso di appartenenza alla famiglia europea, le abilità la cui acquisizione Erasmus promuove aiutano gli studenti anche ad accrescere la loro occupabilità e a migliorare le prospettive di carriera”. Androulla Vassiliou, commissaria Ue per l’istruzione e la gioventù, commenta i dati diffusi il 10 luglio sull’anno scolastico 2012-2013, durante il quale il programma comunitario per la formazione all’estero ha registrato nuovi passi avanti e cifre record. Inoltre “il nuovo programma, Erasmus+, consentirà a un numero ancora più grande di giovani di studiare, ricevere una formazione, lavorare o fare opera di volontariato all’estero nel prossimo settennio”. Gli studenti che hanno beneficiato di borse Ue per ricevere una formazione all’estero sono stati circa 3 milioni dall’istituzione del programma, nel 1987. In tempi recenti il loro numero è andato crescendo di anno in anno: nel 2007-2008 erano, ad esempio, 183mila, per passare a 231mila nel 2010-2011, con un balzo di quasi 40mila unità nel biennio successivo.

Spagna e Germania mete ambite.

“Se lo studio presso un’altra università continua a essere la scelta più popolare – spiega la commissaria -, uno studente su cinque ha optato per tirocini Erasmus presso imprese”. Nel 2012-2013 le tre destinazioni più popolari tra gli studenti Erasmus sono state la Spagna con 40mila arrivi, la Germania con 30mila e la Francia con 29mila; seguono Regno Unito (27mila), Italia (19mila), Polonia e Paesi Bassi (10mila arrivi rispettivamente), Portogallo, Belgio, Finlandia, Repubblica Ceca. I Paesi che hanno inviato il numero maggiore di studenti in proporzione alla loro popolazione diplomata sono stati invece Lussemburgo, Finlandia, Lettonia e Spagna. Sempre la Spagna vanta anche un gran numero di sedi universitarie tra le 100 più scelte in Europa: Granada, Valencia, Siviglia, Madrid e Barcellona sono nell’elenco degli atenei più ambiti del continente.

Le caratteristiche del nuovo programma.

Ma Erasmus non è soltanto un programma di scambio di studenti: nel 2012-2013 più di 52mila professori hanno ricevuto finanziamenti per insegnare o ricevere una formazione all’estero. “L’esperienza così acquisita – chiarisce la Commissione – non va solo a vantaggio delle persone interessate, ma anche della qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento nella loro istituzione d’origine quando vi fanno ritorno”. L’Esecutivo chiarisce inoltre che “il nuovo programma Erasmus+ nell’arco dei prossimi sette anni (2014-2020) erogherà borse a 4 milioni di persone, tra cui 2 milioni di studenti universitari e 300mila membri del personale docente”.

Altre novità in arrivo.

Erasmus+ si occuperà di istruzione, formazione, volontariato e sport: è stato avviato nel gennaio 2014 e ha una dotazione complessiva di 15 miliardi di euro per sette anni, con un aumento del 40% di risorse rispetto al periodo precedente. L’assegno medio per gli studenti resta peraltro abbastanza modesto: si tratta, mediamente, di 272 euro mensili (nel 2010 era di 250 euro). Erasmus+ finanzierà fra l’altro 135mila scambi di studenti e di personale tra i Paesi europei e Stati partner nel mondo. Il programma allargato, “che comprende Erasmus e sistemi analoghi di mobilità per altri gruppi, fra cui apprendisti e volontari, pone maggiormente l’accento sul sostegno linguistico, prevede regole più flessibili per le borse ed eroga inoltre un sostegno addizionale specifico alle persone con bisogni particolari”, ad esempio i disabili, le persone provenienti da gruppi svantaggiati o da zone europee remote.