Giovani e alcol, attenti allo sballo

Sabato prossimo l’incontro formativo rivolto a ragazzi, educatori, operatori, organizzato da Pastorale sanitaria e Ufficio scuola. Il responsabile Iacopini: «Dati preoccupanti, in Italia il primo bicchiere già a undici anni». Adolescenti a rischio, si beve tanto per moda.

La Pastorale sanitaria continua a promuovere iniziative che vogliono accendere i riflettori su quegli aspetti che minano la salute fisica e psichica delle famiglie.

Il tradizionale appuntamento formativo di novembre stavolta l’ufficio diocesano per la pastorale della salute, insieme all’ufficio scuola, ha scelto di dedicarlo al problema dell’alcolismo.

Nelle passate edizioni si è parlato di diverse questioni che dall’ambito sanitario interessano direttamente gli aspetti educativi e la vita familiare: dal disagio psichico ai rischi legati al cattivo uso di Internet, fino alla scottante problematica delle ludodipendenze.

Quest’anno si attira l’attenzione su quella che è una terribile piaga per la salute psichica e fisica dell’individuo e delle famiglie: la schiavitù del bere.

Un problema che non risparmia nessuno e che è particolarmente drammatico nelle più giovani età. Di ragazzi, quelli che sono a rischio di cadere in questa schiavitù già dalla tenera età, ce ne saranno diversi, alunni delle scuole medie e superiori della città, sabato prossimo all’auditorium di via Terenzio Varrone, per ascoltare le relazioni proposte nell’incontro su “Alcolismo: il disagio del consumo di alcol tra le giovani generazioni”.

Assieme alle scolaresche, alla mattinata in programma il 15 novembre nell’ex chiesa di Santa Scolastica, sono invitati tutti coloro che, con i giovani e le famiglie, operano nelle istituzioni educative, nella realtà sociale, nel volontariato e ovviamente nelle parrocchie e organizzazioni cattoliche.

Su tale disagio i dati non sono confortanti, ha voluto sottolineare il direttore dell’ufficio diocesano, Nazzareno Iacopini: pare infatti che il consumo di alcolici cominci in Italia già a undici anni. Un problema da non sottovalutare: «Quando si inizia è un bere per bere: a qualunque ora, senza limiti», così tanto per darsi un tono, trascinati dalla cultura dello sballo. E a farne maggiormente le spese sono i più indifesi sul piano emotivo: gli adolescenti.

Per i teenagers, dice ancora il diacono Iacopini, «ubriacarsi è una moda: ci si vanta di aver preso sbornie incredibili. Si parte da un coktail all’happy hour per continuare con birra, superalcolici e il mix sregolato del beverone per dare il colpo finale » Vero che la legge vieta di somministrare alcolici agli under 16, «ma i ragazzi aggirano i divieti portandosi le bottiglie da casa, o comprandole nei supermercati ».

Ormai è emergenza: le vittime dell’alcol sono più che i morti per droga. E il sabato sera, ogni pronto soccorso, non escluso quello dell’ospedale reatino, vede arrivare «genitori ignari, e disperati, ai quali verrebbe da chiedere se conoscono un po’ i propri figli, che sono lì, vittime d’incidenti perché ubriachi, o che finiscono in coma etilico ».

Per non parlare dei tristi spettacoli che muretti, scalette e piazze di città e paesi offrono la domenica mattina, con bottiglie vuote sparse dappertutto lungo il centro storico, o il parco preso d’assalto da giovanissimi avventori dotati di intere confezioni di birra da scolarsi finché non si arriva a vomitare…

Di tutto ciò si parlerà sabato mattina con l’aiuto di un esperto del settore, il dottor Angelo Giuliani, che nell’azienda sanitaria reatina dirige l’unità operativa alcolismo e tossicodipendenze. L’aspetto educativo e psicologico sarà invece trattato dal sacerdote polacco Zbigniew Formella, docente alla facoltà di Scienze dell’educazione dell’Università Salesiana, che più volte è stato relatore a questo tipo di convegni riscuotendo sempre un ampio apprezzamento tra il pubblico, specie giovanile.

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