Giornata Mondiale del Malato

Giornata mondiale del malato, il vescovo in ospedale: «Non parliamo di sanità, parliamo di salute»

Sono inziate dalla cappella dell'ospedale le celebrazioni per la Giornata del malato in onore della Vergine di Lourdes, nel giorno dell'anniversario della prima apparizione di Maria a Bernardette Soubirous.

Sono inziate dalla cappella dell’ospedale le celebrazioni per la Giornata del malato in onore della Vergine di Lourdes, nel giorno dell’anniversario della prima apparizione di Maria a Bernardette Soubirous.

Il vescovo Domenico ha tracciato i tratti caratteriali della Madonna, soffermandosi sulle sue azioni, la sua vitalità: «Maria è una donna che è sempre stata in movimento, non dobbiamo farci affatto ingannare da un’immagine che sembra statica. In realtà della Madonna di Lourdes colpisce proprio l’energia, la determinazione di una donna che si mette in cammino sulle tracce di Elisabetta verso la regione montuosa della Giudea»

Nonostante l’annuncio dell’Angelo, infatti, Maria piuttosto che concentrasi sulla sua condizione va incontro senza esitazioni all’anziana cugina, «si muove in tutta fretta verso una persona che ha bisogno di lei: questo è ciò che tutti dobbiamo ritrovare, prima di tutto la capacità di muoverci e di donarci». Donarci dunque, non semplicemente donare, sottolinea monsignor Pompili, «perchè donare vuol dire somministrare qualcosa, mentre donarsi sta a sottintendere un coinvolgimento personale, una differenza sostanziale».

«Maria fa esattamente così, mette in gioco se stessa in prima persona, e questo deve essere il senso della festa di oggi. Più che parlare di sanità parliamo di salute: e non perché le cose siano contrapposte, ma perché dobbiamo ritrovare la cosa più necessaria quando si parla di malattia, e cioè la relazione tra le persone».

«Spesso, senza che ce ne accorgiamo – prosegue il vescovo – in qualche modo la specializzazione ci ha portati a viviserzionare la persona in nome della sua malattia: ma la diagnosi di un male non è ancora la malattia, è qualcosa che ha a che fare con la persona. La cosa più necessaria è stabilire una relazione con la persona ammalata, e non solo con la sua patologia: e per ritrovare la persona Maria ci è certamente di stimolo».

«Spesso si sentono casi di persone che decidono di non andare a visitare una persona in stato terminale perchè preferiscono ricordarla da viva: sono meccanismi di autodifesa che ci portano a tenerci a distanza dalla persona ammalata, tanto che troviamo mille escamotage per non entrare in relazione con il malato, e dunque tenere a distanza dal dolore».

In conclusione, l’auspicio, per chi è ammalato ad affidarsi nella preghiera a Maria, per chi invece non lo è, di trarre stimolo dal suo esempio: «ciò che è importante è che tra di noi ci sia tra noi la capacità non tanto di guarire, quanto di alleviare come possiamo il peso del dolore altrui».