Giornata Mondiale del Malato

Giornata del malato, non della malattia

Grande partecipazione alla liturgia lourdiana celebrata a Regina Pacis in occasione della Giornata Mondiale del Malato

Giornata del malato, non della malattia. Lo ha voluto chiarire subito, il vescovo Domenico, iniziando la seconda Messa da lui celebrata in onore della Vergine di Lourdes nella giornata dell’11 febbraio. Ribadendo quanto già detto al mattino in ospedale, all’assemblea di malati, volontari e devoti che affollava la chiesa di Regina Pacis ha rivolto l’invito a vivere questo momento dedicato a coloro che sulla propria carne portano i segni della passione come Gesù.

Unitalsi, Misericordie, associazioni di volontariato, studio medico diocesano sono in prima fila nella “piccola Lourdes reatina” che come da tradizione si è voluta ricreare nella chiesa cittadina intitolata alla Regina della Pace. Ma prima ancora loro: malati, anziani, disabili raccolti per la celebrazione lourdiana che si svolge in contemporanea a quella nel santuario francese nella ricorrenza della prima apparizione di Maria alla grotta di Massabielle.

Il pomeriggio piovoso rende impossibile l’ingresso processionale dall’esterno, così come la fiaccolata esterna che avrebbe accompagnato il Santissimo Sacramento nelle vie attorno al complesso parrocchiale. Ma le luci dei flambeaux si accendono ugualmente, nel suggestivo rito che si svolge al termine della Messa, mentre monsignor Pompili sorregge l’ostensorio passando processionalmente tra i banchi e benedicendo con esso i malati nelle loro carrozzine. Proprio come a Lourdes, con le fiaccole innalzate con devozione da tutti i fedeli mentre il ritornello dell’Ave Maria si eleva alla fine della liturgia.

Un momento di festa sentito da tanti, questo che vede il vescovo concelebrare con l’assistente Unitalsi don Franco, il direttore dell’Ufficio pellegrinaggi don Daniele (che come sempre ha portato con sé a Regina Pacis diversi devoti dal Cicolano), il parroco don Ferdinando e tanti altri sacerdoti, oltre ai diaconi tra cui non manca ovviamente Nazzareno Iacopini, il direttore della Pastorale della Salute, ufficio diocesano che coordina le celebrazioni di questa giornata che aiuta a riflettere sul senso cristiano della sofferenza e del prendersi cura di chi la vive.

Un senso che, nell’omelia, Pompili non manca di mettere in risalto. Guardando innanzitutto a colei che viene invocata come “salute degli infermi”. Maria, dice il vescovo richiamando l’episodio evangelico – appena proclamato – della sua visita alla cugina anziana, si muove in fretta verso la casa di Elisabetta «piuttosto che lasciarsi bloccare dalla paura». Il suo è perciò un «donarsi che è molto di più che donare». Donarsi, infatti, spiega don Domenico, «implica un coinvolgimento personale e stabilisce una relazione, da cui nasce la cura».

Quel “prendersi cura” che trova un suo senso a partire dalle parole di san Paolo: “Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo”. Un modo sorprendente, sottolinea il presule, «per annettere un significato al dolore, destinandolo al bene piuttosto che a moltiplicare il male». E allora non bisogna dimenticare che «le sofferenze non sono mai separabili dalla persona che le vive. Insomma, prima delle malattie, ci sono i malati». E l’impegno di rimettere al centro la salute «chiama in causa il livello relazionale che è la migliore medicina perché non è mai un pezzo che si ammala, ma sempre la persona che soffre». Attenzione, allora, a quella specializzazione della realtà sanitaria che, avverte monsignore, «rischia di farci perdere di vista che la vicinanza a chi soffre è la terapia a portata di tutti che cura e guarisce. Così come lo stare a casa piuttosto che in una struttura aiuta invece che debilitare ulteriormente».

Del resto la sofferenza fa parte della condizione umana, conclude il vescovo richiamando il brano di Isaia del “servo sofferente”: « Dobbiamo far pace con l’idea che sempre esisterà il dolore e che l’unica possibilità che ci è data è quello di condividerlo per alleviarne in parte il peso». Di qui quell’invito forte a condividere il dono, quel “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” che il Papa ha scelto a tema della Giornata mondiale del malato 2019: «Solo ritrovando questa forza del dono sarà possibile affrontare gli enormi problemi dalle sanità oggi. Perché soltanto chi ha a cuore la salute degli altri non ridurrà la sanità ad una questione economica e di business, ma alla prova del nostro grado di civiltà. Oltre che della fede».