I francescani lasciano Amatrice. Una presenza che non sarà dimenticata

Erano giunti sul territorio all’inizio dell’inverno, su invito del vescovo Domenico, per provvedere alla cura pastorale delle frazioni di Amatrice e Accumoli. Dopo aver affrontato insieme ai terremotati i rigori dell’inverno e le prime fatiche della ricostruzione, i Frati Minori hanno lasciato il “convento di plastica” di Santa Giusta

Lunedì sera al Campo Caritas di Santa Giusta gli abitanti di Amatrice e frazioni si sono ritrovati per salutare la comunità dei Frati Minori.

Dal loro arrivo a novembre i francescani hanno saputo entrare nei cuori degli abitanti con umiltà e naturalezza. Le visita alle famiglie, le celebrazioni, la presenza costante hanno creato una rete di legami profondi e sinceri.  E allora, per salutarsi e aggiungere un tassello in più a questo puzzle di ricordi, è stata organizzata una festa.  Un pretesto per ringraziare, come ha detto il vescovo Domenico, per tutto ciò che i frati hanno fatto e hanno regalato.

Un grazie per l’amicizia, per la vicinanza spirituale e fisica, per le ore passate a parlare e per quelle in cui hanno messo da parte l’abito per spalare via la neve e aiutare i contadini nei campi.
Un grazie che si leggeva negli occhi lucidi di chi si è raccolto intorno agli amici frati in questa serata d’estate.  Tanta emozione e voglia di festeggiare chi con la sua presenza è riuscito a dare tanto.  E così, dopo il momento di preghiera, si è voluto allontanare la tristezza con musica, i canti e la danza. La commozione ha lasciato il posto agli abbracci, alle risate e al clima di festa.

Per qualche ora, per le trecento persone presenti è stato come rivivere una delle tante serate di festa che prima del terremoto allietavano i tanti paesi durante l’estate. L’organetto, i canti a braccio, il ritrovarsi uniti dal desiderio di risollevare gli animi e il cuore.

Ancora una volta i frati minori sono riusciti a unire la comunità, come sempre dal loro arrivo all’inizio dello scorso inverno. Quello che resta di questa esperienza vissuta tra neve, scosse di terremoto e piccole difficoltà quotidiane, è un senso di profonda gratitudine e affetto sincero.

Durante la serata non sono mancate le proteste bonarie di chi li voleva vederli restare e le lacrime di chi l’idea di vederli andare via non l’accetta proprio. Eppure anche le lacrime, in questa serata di festa, sono segno di speranza.  Speranza che quello che hanno regalato i frati con la loro la vicinanza, la voglia di fare, l’umanità, si mantenga vivo e si propaghi.