Chiesa di Rieti

Fondo Santa Barbara, un sostegno nel cambiamento

Il prolungato fermo della catena economica sta esponendo allo scivolamento verso la povertà anche quelle fasce della popolazione che rappresentano la spina dorsale del Paese. Un rischio sociale da contenere per il quale la Chiesa di Rieti ha istitutito un fondo di solidarietà aperto al contributo di tutti

In attesa di entrare davvero nella “fase due”, quella del graduale ritorno alla normalità, la situazione creata dal coronavirus apre diversi scenari difficili. Un tema recente è quello del turismo. Probabilmente sarà tra gli ultimi settori a ripartire. L’immobilità nei giorni della domenica e del lunedì di Pasqua danno un assaggio delle prossime difficoltà per il comparto economico. «Non prenotate le vacanze», ha suggerito Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. L’uscita è stata maldestra, ma il rischio per l’industria dell’intrattenimento estivo è concreto. Il virus ha reso lo Stivale meno attraente per gli stranieri e anche l’umore di tanti italiani non è proprio da spiaggia. Ne soffriranno gli albergatori e tutto quello che ci gira attorno. Anche per il mondo dell’intrattenimento e della cultura si prevede un periodo di vacche magre. Facile immaginare poca musica dal vivo, città d’arte non troppo frequentate e musei senza visitatori. E se scivoleranno in avanti di qualche mese pure cresime e prime comunioni, ne risentiranno fioristi, ristoratori e fotografi.

Non sono i soli. Più in generale, secondo il Fondo Monetario Internazionale ci aspetta un calo del prodotto interno lordo del 10%. Un colpo che rende senza dubbio più difficile trovare gli aspetti positivi del distanziamento sociale. Specialmente se si coltiva il pessimismo di Francesco Guccini. Alla radio il cantautore ha detto di non credere che questa crisi ci cambierà in meglio; che non stiamo imparando nulla; che semplicemente aspettiamo di tornare alla vita di sempre. Con tanti saluti a chi, vedendo le acque tornare pulite e l’aria respirabile, sperava in qualcosa di meglio. Ma anche a dare ragione a Guccini non c’è da disperare. Perché spesso i cambiamenti sono il risultato della necessità più che delle scelte. E una transizione ecologica, tecnologica e sociale potrebbe trovare ragioni che vanno un po’ più in là delle questioni di coscienza individuale. Che «tutto è connesso» lo si vede in agricoltura, dove a causa del coronavirus manca la manodopera a basso costo dei migranti, ma anche nell’industria, dove si sta misurando il peso della interdipendenza tra Paesi, e nel commercio, che si trova a fare i conti con il rallentamento dei consumi e della distribuzione.

Tutte difficoltà che incidono sulla vita reale delle persone. Lo scenario attuale è quello di un Paese che rischia di vivere la crisi con due velocità. Da un lato ci sono i lavoratori autonomi e le imprese che fanno i conti con la crisi immediatamente e in prima persona; dall’altro le categorie più garantite dei dipendenti pubblici e privati, che reggeranno meglio all’inizio, ma saranno comunque coinvolti dal disagio generale. Per evitare questa spaccatura e la successiva spirale è necessario contenere lo scivolamento verso il basso dei soggetti più a rischio, sostenere le famiglie più esposte.

A questo punta il Fondo Santa Barbara, un’iniziativa della Chiesa di Rieti annunciata dal vescovo la domenica di Pasqua. La diocesi ha stanziato 500 mila euro per sostenere il reddito delle persone maggiormente colpite. Un deposito al quale la Fondazione Varrone ha annunciato di voler aggiungere altre risorse. Il fondo è infatti aperto al contributo di tutti, affinché si possa aiutare quante più persone possibile. Chi vuole sostenere la causa può effettuare un versamento utilizzando l’Iban IT29 I083 2714 6000 0000 0005 147.

Il nuovo strumento non sostituisce il numero verde, il sostegno alimentare, la prossimità verso gli anziani, gli ammalati, le persone sole e le azioni volte a garantire il diritto allo studio, ma si pone accanto alle attenzioni già attivate in queste settimane dalla Chiesa di Rieti. Le risorse del Fondo Santa Barbara saranno ridistribuite alle fasce più deboli allo scopo di disinnescare la crisi sociale che rischia di esplodere dentro l’emergenza sanitaria. In tanti sono disoccupati a causa del Covid-19: dipendenti a tempo determinato cui non è stato rinnovato il contratto, lavoratori precari, lavoratori autonomi, collaboratrici familiari e altre categorie di lavoratori fragili. Aiutarli a resistere oggi, è il modo per ripartire al più presto domani.