Filantropia virale e manipolazione

Una cosa su cui non si riflette mai abbastanza, è il senso delle nostre azioni. L’agire, infatti, non è mai “neutro”. Un comportamento che si ripete in modo apparentemente identico, assume significati diversi secondo l’intenzione che lo muove. Per esempio, un conto è bere per il gusto, un altro è bere per ubriacarsi.

In questi giorni potrebbe essere utile applicare questa capacità di discernimento ad alcuni fenomeni di filantropia virale. Cosa li muove? C’è dietro solo un sentimento morale, una irrefrenabile voglia di fare del bene al prossimo? O viene prima il bisogno di darsi visibilità, di curare la propria immagine, di mostrarsi moderni, pronti a seguire le mode e le “tendenze”?

«Ma chi se ne frega», sbotterà qualche inconsapevole ammiratore di Deng Xiaoping: «Non importa se il gatto sia nero o bianco, purché acchiappi i topi». Insomma: conta che la campagna funzioni, non “perché” funzioni.

E pazienza se gli esperti assicurano che le campagne virali non sono frutto del caso, né della bontà dell’animo umano. Al contrario, possono essere costruite a tavolino facendo leva su elementi che hanno un grosso impatto sui comportamenti.

Ad esempio molte persone sono disposte ad adottare una determinata causa o un certo prodotto se si conosce il modo di colpirli emotivamente. In tanti fanno proprio un gesto, una posizione, un qualunque atteggiamento se li fa sentire “buoni” e al passo coi tempi.

Altri ancora, hanno bisogno di sentirsi parte di una community, di sentirsi coinvolti, di integrarsi in qualcosa, anche se questo si risolve nella partecipazione ad una sorta di “catena di sant’Antonio”.

Nulla da eccepire: se per obbedire alla logica della nomination c’è chi si butta a fiume per poi diffondere in rete il video dell’impresa è affar suo.

Il successo di queste campagne – certamente spontaneo e in buona fede – avrà pure i suoi lati positivi, ma presenta anche qualcosa di inquietante: dimostra quanto sia facile manipolare i comportamenti e indurre la gente a fare le cose più stupide.

Vi pare ci sia da vantarsene, da riderci sopra o da prendere la cosa con leggerezza?