Festa del Sole: la faccia tosta di una città in tinozza

Pare proprio che la Festa del Sole, quest’anno, sia stata un grande successo. Tanta, tantissima gente ha assistito alle gare sul fiume. Alcuni da semplici spettatori. Molti altri da tifosi accorati.

Rieti è senz’altro moderna, emancipata. Ma in queste occasioni riemergono le tante anime popolari che la compongono. Per una città così piccola è quasi incredibile, ma per un giorno si vive prendendo una certa distanza. Un conto è vivere a Porta Cintia, un altro al borgo di Porta Romana o a Porta Arringo. Una cosa è abitare a San Francesco, un’altra è aver casa a Campoloniano. Ci si sente diversi.

Che dall’inconscio collettivo riemergano i rancori per le disuguaglianze di una volta, tra la città dei ricchi e la città dei poveri? Tra i quartieri popolari e trascurati e quelli signorili, che godono delle attenzioni di tutti? Chi lo sa, in fondo non importa: oggi la città sembra destinata a impoverirsi tutta insieme.

E allora, più che una simbolica contesa tra il povero e il ricco, più che una rivincita del popolo lavoratore sui padroni delle rendite, la Festa del Sole prende il sapore di una grande distrazione, di un diversivo.

Ma non è un male. Per un giorno si lasciano da parte i problemi, è vero, ma in qualche modo si ritrova lo spirito più autentico della città, quello più vitale, quello più creativo. E finché c’è quello, c’è speranza.

Forse è questo il segreto della Festa del Sole, il suo elisir di giovinezza. La città si ritrova, frazioni comprese, e si guarda scendere nel fiume a bordo di una tinozza. Che miseria, ma che faccia tosta! È il volto di chi riuscirà ad andare avanti, di chi riuscirà a rialzarsi comunque si mettano le cose. E per quanto, certe volte, sembri ridicola la situazione…

(Foto di Massimo Renzi)