La fede intagliata. Presentato il nuovo libro di Vincenzo Di Flavio

È stato presentato lo scorso 31 maggio presso l’Archivio di Stato di Rieti il volume di Vincenzo Di Flavio “A scolpire con pazienza la fede. I lavori di intaglio di Venanzio Di Nanzio nella collegiata di Contigliano” edito dall’istituto di via Canali e dall’Associazione Storica per la Sabina. Un’indagine sui pregevoli lavori di intaglio di cui è disseminata la collegiata di Contigliano resa dall’autore con una prosa fluida, che tocca anche momenti di accattivante narrativa, senza mai rinunciare al rigore storico che gli è proprio.

La collegiata di San Michele Arcangelo a Contigliano è senza ombra di dubbio una delle chiese più belle della diocesi di Rieti. Imponente, spazioso, liturgicamente funzionale, splendidamente decorato, il grandioso edificio sacro domina l’antico castello e si offre in tutta la sua imponenza allo sguardo di chi transita per quel lato della conca reatina. A un aspetto non trascurabile, anzi fondamentale, della facies del tempio contiglianese – le opere in legno disseminate al suo interno – è dedicata l’ultima fatica di Vincenzo Di Flavio, di cui l’Archivio di Stato di Rieti ha curato la pubblicazione e presentato al pubblico, lo scorso 31 maggio, il volume dal titolo A scolpire con pazienza la fede. I lavori di intaglio di Venanzio Di Nanzio nella collegiata di Contigliano.

La ricerca, che in realtà costituisce la ripubblicazione in forma rivista e integrata di un saggio già apparso nel volume 127 dell’«Archivio della Società romana di storia patria» nel 2004, prende in esame una singolare figura di artista, l’intagliatore Venanzio Di Nanzio di Pescocostanzo, che nel paese fu attivo nei decenni centrali del XVIII secolo contribuendo a nobilitare con i suoi piccoli capolavori la chiesa principale dell’abitato. Come sempre, Di Flavio si appoggia a una documentazione di prima mano larga e sicura, che drena materiale da numerosi archivi, da quello di Stato a quello diocesano a quello parrocchiale ancora custodito presso San Michele.

Il protagonista di queste pagine, oltre che un maestro nel suo campo, emerge anche come un personaggio tutt’altro che incolore, tanto da solleticare – oltre che l’acribia storica – anche la vena più propriamente narrativa di Di Flavio. Il lettore non troverà nel libro soltanto una puntuale ricostruzione storica, basata sullo scrupoloso ricorso ai documenti, dei vari processi creativi che portano alla realizzazione di cori lignei, confessionali, cantorie o scale a chiocciola, ma anche le intricate e per certi versi rocambolesche vicende dell’inizio del rapporto di Venanzio con Contigliano. Per la prima commessa, infatti, il Di Nanzio si pone addirittura in concorrenza con il suo padrino di battesimo, il compaesano Ferdinando Mosca, altro talentuoso intagliatore che peraltro lo aveva iniziato all’arte ebanistica. Ne nasce una lotta «acerrima tra i due competitori» che solo dopo un vorticoso susseguirsi di colpi di scena sfocia nella vittoria di Venanzio. È l’inizio di un rapporto lungo e fruttuoso con il paese, durato – con qualche intervallo nel mezzo – dal 1737 fino agli anni ‘70 del secolo.

Nell’opera di Di Flavio figurano ovviamente, accanto a Venanzio, anche le sue maestranze e, soprattutto, Contigliano. Seguire il dipanarsi dell’attività del Di Nanzio significa aprire squarci affascinanti sul più generale evolversi dell’edificazione della collegiata, avviata nel 1683 e conclusasi nel 1747, e anche volgere lo sguardo a un’altra grande passione dello studioso, gli organi. San Michele Arcangelo ospita infatti un monumentale strumento, realizzato da Adriano Fedeli nella prima metà del Settecento, per il quale Venanzio realizzò la cantoria e l’alzata. Da Contigliano, poi, l’orizzonte si allarga al più ampio territorio diocesano, con il racconto di un episodio che testimonia la rivalità esistente tra i canonici delle varie colleggiate, sempre pronti a gareggiare in prestigio: la più lunga assenza di Venanzio da Contigliano, tra il 1741 al 1747, fu dovuta a una commessa affidatagli altrove, più precisamente ad Antrodoco. In uno dei suoi frequenti andirivieni con l’Aquila l’intagliatore era stato intercettato dai preti della locale collegiata di Santa Maria, che gli chiesero di sistemare il coro della loro chiesa e di fabbricarvi la cantoria.

Quello di Di Flavio è insomma uno studio che si può leggere su diversi livelli. Per chi si interessa di storia locale, il volumetto dell’Archivio di Stato offrirà una miriade di informazioni minute e di spigolature storico-archivistiche. Per i semplici curiosi potrà invece essere di stimolo a visitare la magnifica collegiata di Contigliano, che preserva intatto il suo splendore anche grazie all’indefessa ed esemplare cura assicurata all’ornato della chiesa dal suo attuale parroco, mons Ercole La Pietra, degno epigono dei sacerdoti che nei secoli passati hanno concorso a rendere San Michele Arcangelo il gioiello che è oggi.