Fara Sabina, Sel: programmi integrati o cambiali elettorali?

Sulla delibera approvata sui piani integrati, nutriamo delle serie perplessità, sia di metodo, che di merito.

Per quanto riguarda il metodo, forse aveva ragione il buon Andreotti nel sostenere che a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca, altrimenti non si spiega il perché una delibera, che l’assessore delegato ha definito di svolta, è stata approvata, quasi alla chetichella, in un pomeriggio agostano e senza alcun coinvolgimento delle forze politiche ma anche dei tecnici presenti sul territorio, che avrebbero potuto fornire consigli e/o evidenziare eventuali criticità. È inoltre sconcertante che si affermi che il PRG non ha intercettato la domanda del territorio, senza motivare tale affermazione con cifre, tabelle ed altri dati oggettivi a sostegno di tale tesi. Che poi colui che ha fatto tale affermazione in consiglio sia lo stesso che, contemporaneamente, si sia vantato di aver contributito alla redazione del PRG, è in linea con la doppiezza cui questa amministrazione ci ha abituato. Ammettere che uno strumento al quale si è contribuito in maniera determinante alla redazione e dopo aver insistito per vent’anni affinché venisse attuato, ha fallito, significa ammettere la propria incapacità nella materia urbanistica, ergo, farsi da parte, cosa che immaginiamo non avverrà mai di propria sponte.

Venendo al merito della delibera, sarebbe stato molto più corretto e logico, nonché giusto, affermare che, essendo passati 25 anni (e in tutto questo tempo si sono susseguiti eventi non preventivati nell’88, tipo FR1, esodo da Roma, fenomeni migratori, condono Berlusconi-Radice ecc..), il PRG vigente va adeguato alle nuove esigenze, per cui si pone la necessità di una variante complessiva dello strumento urbanistico, se non addirittura un nuovo PRG. Ci saremmo confrontati sul merito, magari divisi sulle modalità e sulla logica sottostante, ma sarebbe stato un percorso lineare, mentre, questa delibera, ci lascia il dubbio che si continui sulla scia di quella che ha liberalizzato le destinazioni d’uso a Passo Corese, ossia, della mancanza di una visione generale, ma solo risposte particolari ad esigenze altrettanto particolari, magari elettoralmente redditizie, però urbanisticamente devastanti.

Nel mentre, nulla si sa di ASI, che dal punto di vista urbanistico, ha un impatto, eccome.