L’esperienza di misericordia del Carcere di Rieti

Il 24 dicembre dello scorso anno, il vescovo Domenico, nella solenne liturgia della Vigilia di Natale, ha aperto la porta santa nella Casa Circondariale di Rieti, permettendo così alle persone in essa recluse di vivere l’esperienza del Giubileo anche nelle sue forme simboliche.

La scorsa domenica, 27 novembre, mons. Pompili è tornato nella Casa Circondariale per chiudere con una messa di ringraziamento e di apertura del nuovo anno liturgico il Giubileo della misericordia.

Tra le due date, le persone recluse hanno avuto la possibilità di riflettere, pensare e sperimentare la misericordia di Dio. Il vescovo aveva aperto la porta ricordando che nella vita non dobbiamo mai diventare prigionieri né di quello che è il nostro passato, né delle prigioni del nostro cuore: la porta aperta anche nel carcere è stata segno e simbolo di quella possibilità che sempre ci è offerta dal Signore per camminare verso il futuro.

I detenuti hanno affrontato quanto proposto dal giubileo in forme molteplici. In primo luogo attraverso la liturgia domenicale: in questo anno la lettura del Vangelo di Luca ha agevolato un continuo tornare sul tema della misericordia. Ma i reclusi hanno anche fatto l’esperienza del cineforum: attraverso la visione di alcuni film recenti, hanno potuto riflettere e condividere dimensioni che riguardano l’esperienza del perdono, della riconciliazione e della possibilità di una vita nuova.

Gli ospiti della Casa Circondariale hanno ascoltato la catechesi proposta dal vicario della città, gustando con attenzione ogni parola di quel lungo racconto che egli ha fatto della misericordia di Dio.

Hanno vissuto e gustato l’esperienza del perdono e della riconciliazione in una bellissima liturgia penitenziale, potendo cantare insieme con Santa Teresa di Lisieux: «Anche se avessi commesso il peggiore dei crimini, sarebbe solo una goccia di fronte alla grandezza infinita del tuo amore».

Nella prima domenica di Avvento, i carcerati hanno accolto il vescovo per celebrare insieme con lui la gioia di quanto il Signore ha loro donato. E il vescovo Domenico, prendendo spunto dal Vangelo, ha ricordato loro la necessità di non chiudersi nel presente, ma di avere lo sguardo aperto al futuro, quel futuro che solo può riempire di senso la vita.

Nel cammino si sono fatti presenti i parroci della zona per la riconciliazione e la concelebrazione con il vescovo, segno che anche la strana realtà del carcere è Chiesa, corpo del Signore risorto.

E le persone recluse hanno animato la celebrazione eucaristica con il canto grazie all’impegno di suor Kristina, suor Patrizia e suor Raffaella del monastero di Santa Filippa Mareri, che con impegno e dono hanno insegnato i canti per lodare il Signore e così, a conclusione della celebrazione, hanno potuto cantare: «Misericordias Domini in aeternum cantabo».