Enzo Bianchi e la misericordia di papa Francesco

Il Priore della Comunità di Bose chiude a Gubbio i lavori della 67° Settimana Liturgica Nazionale.

La misericordia al tempo di papa Francesco è stato il tema sviscerato ieri a Gubbio da Enzo Bianchi Priore della Comunità di Bose. Con la relazione di Bianchi si sono chiusi i lavori della 67° Settimana Liturgica Nazionale, che ha visto la Diocesi di Gubbio accogliere nei suoi luoghi più belli circa 400 partecipanti.

Molti di più attendevano ieri mattina l’arrivo di fratel Enzo nella Chiesa di San Domenico per ascoltare l’ultimo intervento della formula Riconciliati per riconciliare, voluta dal Centro di Azione Liturgica in queste giornate eugubine.

“Il tema della Misericordia non è novità legata all’attuale pontefice ma Francesco stesso ha subito dichiarato di essere stato lui stesso raggiunto dalla Misericordia di Dio”, ha esordito Enzo Bianchi.

Le parole del Priore attorno al significato biblico della parola misericordia sono state “fuoco alla polvere da sparo raccolta in questi quattro giorni di incontri”, secondo mons. Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta e presidente del CAL.

Calcando il lessico proprio del Papa, Bianchi ha ricordato a tutti che l’Amore di Dio è tenerezza gratuita, non un correttivo per i peccatori.

L’esperienza prima della misericordia rivestì di tuniche la nudità del peccato di Adamo ed Eva, permettendo da quel momento all’umanità di prendere coscienza del suo peccato. Da qui può scaturire l’esperienza nuova del Perdono, di un Dio che ama nel nostro peccato fino a restaurare un’intera vita umana.

Queste riflessioni di Enzo Bianchi percorrono in crescendo i versi dell’Antico e del Nuovo Testamento, per mostrare tutti i petali del significato etimologico di Misericordia, pratica concreta di conoscenza del Padre, da non confondere mai con l’immagine di giustizia che scribi e farisei proiettavano su Dio.

Non solo nei toni, Bianchi ha fatto proprie le parole di fuoco di papa Francesco rivolte ai “cristiani del campanile” in riferimento alla presunta giustizia di cui spesso ci vestiamo.

“È una grazia che gli altri ci dicano che siamo peccatori, perché dicono la verità, tutt’al più sbagliano peccato per mancanza di fantasia!”, è invece la convinzione del maestro di Bose che ritorna con i ricordi alle Sette Opere di Misericordia, imparate da bambino quale esercizio catechistico dei buoni cristiani. “Oggi i cristiani rischiano addirittura di dimenticare la valenza politica e sociale della Misericordia”, aggiunge preoccupato Enzo Bianchi citando San Giovanni Paolo II e avviandosi alla conclusione nella descrizione della figura di Giona.

Applausi scroscianti al termine della relazione di Bianchi, fiducioso, nelle ultime battute, che possano convertirsi quei “Giona, ancora troppi nella Chiesa, giudicatori zelanti, gente incattivita”.

Mons. Mario Ceccobelli, vescovo di Gubbio, nel ringraziare don Matteo Monfrinotti e tutti coloro che hanno lavorato per l’ottima riuscita dell’evento, si è confessato dinanzi ai presenti come instancabile annunciatore, seppur molto avanti negli anni, di quella Misericordia dalla porta sempre aperta.

 

(da Giuseppe Scarlato di “Zenit”)