Elezioni europee: la pesante ipoteca dei nuovi populismi

L’Europa di oggi è lacerata da una tensione: gli Stati nazionali sono arrabbiati l’uno con l’altro, sospettosi l’uno dell’altro, mentre considerano se stessi come vittima e l’altro come spauracchio. Deve emergere una nuova comprensione della solidarietà, idea centrale per la dottrina sociale della Chiesa cattolica.

Alcuni membri del Parlamento europeo andranno in pensione; altri, per rispondere alla “vox populi”, saranno obbligati a farlo. Alcune figure di lungo corso di rue de la Loi si stanno per affacciare a un anno che lascia intravedere che il sipario si possa chiudere sulle loro carriere. Per molte figure familiari nel panorama europeo, la porta di uscita si sta già aprendo.

P. Patrick Daly, segretario Comece

P. Patrick Daly, segretario Comece

Molta parte del faticoso (a volte impopolare) lavoro viene svolto dai legislatori mentre suona la campana per le loro carriere politiche, statisti azzoppati non necessariamente improduttivi. Tuttavia, è giusto dire che nell’autunno del 2013 il rischio maggiore è la procrastinazione e la stagnazione, con gli occhi di tanti puntati sulla partita politica della prossima primavera. La prospettiva di una campagna elettorale concentra le menti sulle carriere, ma spesso distrae dalle questioni importanti.

Le imminenti elezioni parlamentari in Germania mostrano come, all’ultimo minuto, le questioni calde lanciate mesi fa nell’erba alta improvvisamente rimbalzino, mentre gli scandali in agguato negli armadi dei politici esplodono nei titoli a caratteri cubitali a mano a mano che si avvicina il giorno delle elezioni, allontanando le questioni più importanti dalle tribune elettorali. Il risultato del voto e la forma del nuovo governo potrebbero essere decisi da queste spiacevoli distrazioni dell’ultimo minuto. Non vi è alcun motivo per cui la stessa cosa non possa accadere anche sul più ampio palcoscenico europeo.

Con sorprendentemente elevati livelli di disoccupazione giovanile che con ostinazione persistono in molti Stati membri dell’Ue, la questione dei giovani, il loro accesso e la loro collocazione nel mercato del lavoro non può essere trascurata da nessun potenziale parlamentare europeo. L’ultimo Consiglio dell’Ue sotto la Presidenza irlandese ha riconosciuto questo fatto, mentre noi della Comece, in collaborazione con partner nel settore del lavoro e della pastorale giovanile, ci siamo fatti promotori dell’istanza dell’occupazione giovanile con una conferenza presso il Parlamento europeo il 4 settembre.

Anche se Edward Snowdon ha interrotto il gioco proprio nel punto debole delle disposizioni di sicurezza internazionale manipolate dagli Usa e ha messo un po’ allo scoperto l’alleanza transatlantica, rimane il fatto che la posizione dell’Europa nel resto del mondo e le sue prospettive economiche per la durata del prossimo Parlamento saranno plasmate dalle discussioni tra Bruxelles e Washington sull’area di libero scambio. I termini e l’impatto di questa futura zona di libero scambio meritano di essere un argomento elettorale.

L’Europa di oggi è lacerata da una tensione: gli Stati nazionali sono arrabbiati l’uno con l’altro, sospettosi l’uno dell’altro, mentre considerano se stessi come vittima e l’altro come spauracchio. Deve emergere una nuova comprensione della solidarietà, idea centrale per la dottrina sociale della Chiesa cattolica.

A sette mesi dal giorno delle elezioni europee, il rischio reale è che il crescente populismo definisca il dibattito, alti livelli di assenteismo diluiscano, se non addirittura screditino la credibilità democratica del risultato e che tutto, eccetto i veri problemi che l’Ue deve affrontare dominino la retorica pre-elettorale.