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«E se la richiesta di elemosina non è molesta?»: la riflessione di Sabina Radicale, Azadì e Cittadinanzattiva

«Riteniamo che il “decreto sicurezza” produca in realtà insicurezza. Allontanare chi semplicemente chiede elemosina costituirebbe un abuso di potere».

Arriva in redazione una riflessione di Sabina Radicale, Azadì Rieti e Cittadinanzattiva Rieti circa “delitto di esercizio molesto dell’accattonaggio” previsto all’interno del “decreto sicurezza”.

«Leggiamo che un cittadino ha chiesto al Comune di Rieti un regolamento contro quello che egli definisce accattonaggio molesto. Di questo regolamento naturalmente non c’è bisogno perché con la trasposizione in legge del cosiddetto “decreto sicurezza” è stato creato il “delitto di esercizio molesto dell’accattonaggio”, che prevede che “ [..] chiunque esercita l’accattonaggio con modalità vessatorie [..] è punito con la pena dell’arresto da tre a sei mesi e con l’ammenda da euro 3.000 a euro 6.000. E’ sempre disposto il sequestro delle cose che [..] ne costituiscono il provento”. Il sindaco, che probabilmente lo sa, ha annunciato che immediatamente chiederà “ai vigili urbani di eseguire controlli in prossimità di parcheggi e supermercati”. La nostra idea di “sicurezza” è di certo diversa da quella dell’amministrazione e riteniamo che il “decreto sicurezza” produca in realtà insicurezza; siamo certi tuttavia di condividere con l’amministrazione virtù e necessità del rigoroso rispetto delle leggi. L’appello che quindi rivolgiamo è di attenersi alla legge, che fa riferimento ad una “vessazione”, la quale dai dizionari è definita come “grave molestia”, “pesante imposizione”, “maltrattamento”, “oppressione insistente”; ma soprattutto chiediamo che si intervenga se e quando il reato venga commesso, non nella supposizione o ipotesi che possa venire commesso. Non si confonda come “molestia” il “fastidio” che alcuni cittadini provano nel confrontarsi con chi sia in stato di bisogno. Allontanare chi semplicemente chiede elemosina (spesso offrendo per ringraziamento un servizio) senza che si sia commesso il reato, magari sequestrando quello che liberamente è stato donato dai cittadini, costituirebbe un abuso di potere. Immaginiamo che per accertare o anche prevenire questo reato, magari con una presenza dissuasiva, occorra quasi un “vigile di supermercato”, e quindi un notevole impiego del corpo di polizia locale, il quale sembra avere già difficoltà ad essere presente laddove si penserebbe utile. Suggeriamo allora che piuttosto la Amministrazione informi i cittadini della esistenza di questa nuova fattispecie di reato (che a quanto pare era sconosciuto anche al richiedente il regolamento, benché ex presidente circoscrizionale) affinché in caso essi ne fossero vittime o testimoni possano riportare il fatto alle forze dell’ordine; e allora qui sarebbe davvero utile il “vigile di quartiere” sempre promesso e mai visto dai cittadini».