È di Antrodoco il primo sacerdote ordinato da mons. Pompili

Si è svolta il 3 ottobre nella basilica romana del Sacro Cuore di Gesù, dinanzi alla Stazione Termini, la prima ordinazione presbiterale conferita dal vescovo Domenico Pompili. A riceverla, un salesiano nativo di Antrodoco: don Paolo Paulucci.

E proprio al carisma di don Bosco si sono ispirate le parole del mons. Pompili, che al «caro Paolo» ha ricordato: «siamo come chi naviga in mezzo a scogli su fragile barchetta». Una considerazione da legare alla consapevolezza dell’Apostolo Paolo: «Quando sono debole, è allora che sono forte».

Sono pensieri che invitano a trovare quella «misura minima del sé» che «contrasta fortemente con la sbornia da autoaffermazione che la nostra mentalità di oggi diffonde a piene mani». Una cura per chi «si percepisce come l’ombelico del mondo e pensa che tutto ruoti intorno a sé» che «non dispone alla rinuncia e all’isolamento, ma predispone ad uno sguardo più realista che fa emergere la nostra unica possibilità e cioè la grazia invece della semplice necessità».

Un tentativo la cui riuscita equivale a «Passare tra goccia e goccia sotto il temporale senza bagnarsi», riprende don Domenico richiamando ancora don Bosco: «il temporale sotto cui rischiamo tutti di rimanere affogati è quello di una condizione sociale e culturale» in cui si parla «di miseri, di cuori spezzati, di schiavi, di prigionieri». Drammi da riconoscere nella «diseguaglianza», nel moltiplicarsi delle «situazioni di sofferenza umana e di infelicità», nei «sofisticati processi che occultano lo sfruttamento e la tratta delle persone». Situazioni rispetto alle quali il prete «deve star dentro e non può limitarsi a stare a debita distanza. Deve poter entrare da vicino se vuoi capire ed aiutare. Di qui l’abilità richiesta di “passare tra goccia e goccia” cioè di tornare ad incrociare ognuna di queste condizioni cui portare il lieto annuncio».

«Essere preti – ha ricordato il vescovo a don Paolo – vuol dire condividere la fatica di essere uomini e donne, ma non stando alla finestra ma scendendo per strada, condividendo il giorno e la notte, nella consapevolezza che “separarsi per non sporcarsi con gli altri, è la sporcizia più grande”».

Foto di Pasquale Chiuppi.