Dopo l’8 marzo. Donna umiliata, tutte umiliate

Una donna occidentale che guarda le donne dell’Isis quale reazione può avere in se stessa? Un impeto di sdegno è la prima reazione, forse incontrollata ma reale, uno sdegno colmo di dolore e, quasi, di incredulità. Poi ci sono anche le musulmane Malala e la regina Riana di Giordania. E le donne cristiane calpestate come Asia Bibi.

La realtà storica, che ogni giorno ci interpella e sconvolge, inquieta e costringe ad una riflessione che, se non deve passare per i canali dell’emotività, tuttavia non può dimenticare o annullare quelli della sensibilità. A maggior ragione quando è in gioco una sensibilità femminile che posa il suo sguardo sulle donne, con cui condivide il percorso esistenziale anche se in nazioni diverse, appartenenti a mentalità differenti.

Una donna occidentale che guarda le donne dell’Isis quale reazione può avere in se stessa?

Un impeto di sdegno è la prima reazione, forse incontrollata ma reale, uno sdegno colmo di dolore e, quasi, di incredulità. Pare quasi impossibile che degli uomini, dove si intenda dei maschi, si dimostrino tanto poco persone e così barbari con le donne. Resta da vedere se il denominatore cambia: se si trattasse delle loro madri, sorelle o spose, si comporterebbero allo stesso modo?
Non ho modo di verificare e, siccome, la speranza è proprio l’ultima ad essere sconfitta, un filo forse rimane ancora intatto.

I maschi Isis adottano le loro tecniche bellicose con le donne nemiche?

Sono nemiche delle piccole bambine che contano sette o otto anni e vengono consegnate ad un uomo che passa la trentina o la quarantina ad uso… moglie? Oppure imbottite di esplosivo e fatte saltare in aria?

Se così è, il confine dell’umano ormai è valicato.

Sono nemiche delle inermi studentesse, che non chiedono altro che di poter uscire da un’ignoranza secolare e stare al mondo da persone che sappiano pensare e comunicare?

Una volta rapite dove si trovano? Quale il loro quotidiano, gravido di dolore e di figli né voluti né attesi con gioia. Donne violate e considerate solo fattrici, umiliate nella loro femminilità per far prevaricare una forza ideologica che si rivela violenza allo stato puro.

Donne che sono costrette a condividere la loro esistenza con altre donne, dette mogli, in uno stato di poligamia che non può donare stabilità affettiva, amore, senso e progetto alla vita di coppia.
Lo sguardo di me donna si posa però anche su altre donne musulmane:

Malala che, giovanissima, ha saputo cogliere il centro motore di ogni evoluzione della donna e ha combattuto pagando di persona. L’ignoranza, in cui viene mantenuta la donna, costituisce la vera prigione da cui non potrà mai uscire perché gliene mancheranno gli strumenti. Malala è una giovane donna, insieme fragile e di acciaio, che non ha deposto le sue armi silenti e costruttive quando è stata assalita da armi fragorose e dilanianti. Una testimone che contagerà e aiuterà le sue connazionali a ribellarsi e a forgiare una nuova generazione.

La regina Rania, di altra classe sociale indubbiamente e con un altro bacino di ascolto, che sa imporsi sulla scena musulmana non solo per la sua bellezza e la sua classe ma per l’intelligenza delle sue proposte e la sua evidente emancipazione legata al suo mondo musulmano.

Queste donne, insieme ad altre emergono.

Che dire del sottobosco? Di tutte le donne anonime che mai conosceremo e sferrano la loro battaglia con mani nude per difendere la loro dignità e per poter progredire? L’eco risuona e non può non proporre una novità che sarà dirompente e vincerà la furia di chi crudele e dissennato si lascia avvincere da bandiere sventolate e cortei pseudo trionfali.
Nel mondo musulmano vivono anche tante donne cristiane che vengono calpestate continuamente.

Asia Bibi la cui voce diventa sempre più flebile, quanto più si allunga un’ingiusta prigionia.

I diritti per cui ci si è battuti in nome della dignità della libertà del pensiero vengono irrisi e soffocati nel sangue.

Le brutalità di cui veniamo a conoscenza, spavalda diffusione, perché costantemente ostentata, sono raccapriccianti. Tuttavia, sembrano cadere nel vuoto perché continuano a ripetersi, senza sosta.
Donne e piccole bambine costrette ad abiurare per salvare la vita e ritrovarsi nei mercati e vendute, come bestiame, per pochi dollari.

Quale la loro vita in mano a chi le ha comprate?

Non sono interrogativi retorici, senza fondamento o solo possibilisti. Sono interrogativi laceranti: è sufficiente scorrere qualche immagine e vedere le lunghe colonne delle donne velate di nero, incatenate ed esposte al ludibrio di un’asta.

Il foro boario è più serio e controllato.

Se la dignità della donna è cancellata, dove si trova quella del compratore? Il gesto si qualifica da sé.

Totalitarismo, fondamentalismo, non portano che a questi eccessi, dove i confini della decenza e del rispetto ormai sono stati cassati e al loro posto è stata imposta una pseudo etica.

L’orrore che coglie non è generico o generale, ogni volta che una donna viene umiliata, tutte le donne vengono umiliate, indipendentemente dal colore della loro pelle, della loro nazionalità, della loro fede religiosa.