Don Valerio Shango: un ricordo di don Pierino Gelmini

«Ho conosciuto don Gelmini al tempo della sua comunità a Monte San Giovanni. Lo ricordo come una persona carismatica nel senso pieno della parola». A parlare è don Valerio Shango, direttore della Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Rieti, ma anche parroco di Monte San Giovanni.

«Proponeva la “cristoterapia” – spiega don Valerio – e questo era un forte punto di contrasto con l’Italia “laica”. Per lui il metadone era un errore. Non credeva si potesse uscire dalla droga degli spacciatori per mezzo della droga di Stato. Vedeva la tossicodipendenza come il prodotto di una insufficienza di relazioni, di affetto, di amore. Pensava che i ragazzi possono trovare in se stessi le risorse per salvarsi, a patto di rimettere nel proprio cuore un po’ d’ordine e la riscoperta di una vita semplice, ma carica di valore. Per questo don Pierino era molto legato a Rieti: coglieva nello stile francescano la strada per poter recuperare i suoi ragazzi. Proponeva una vita semplice, di gioia, ma anche di responsabilità».

«L’altro aspetto su cui puntava don Pierino – aggiunge don Valerio – era la famiglia. La comunità è pensata come un modo per conciliare i ragazzi alle famiglie di origine. Tante vittime della droga una famiglia non l’hanno mai avuta. Avevano il benessere, i soldi che i genitori mettevano loro a disposizione, ma non la cura, l’attenzione, l’affetto. Lui cercava di ricucire questi rapporti. Spingeva i ragazzi a non giudicare i genitori, ma anche i genitori a riconoscere gli errori commessi, il fatto di essere stati assenti durante la costituzione della personalità dei propri figli e indifferenti ai loro problemi».

«Al di là di tutte le controversie sulla sua figura – ha concluso don Valerio – credo che in questi elementi si possa riconoscere il valore e la prospettiva duratura di questa figura di sacerdote».