Da Rieti a don Matteo: intervista al giovane attore reatino Simone Casanica

Un parroco di successo, che aiuta abitualmente i Carabinieri nelle loro indagini. Ovviamente parliamo del personaggio di don Matteo, interpretato sul piccolo schermo da Terence Hill. Un prodotto televisivo che deve il suo successo alla scelta di un linguaggio che riesce ancora a toccare il cuore del Paese, ma senza rinunciare ad affrontare tematiche attuali. Non manca mai, infatti, nelle puntate della fiction, il confronto con la realtà di tutti i giorni, senza che questo comporti il tradimento della sua natura di prodotto per famiglie. Nulla di strano, dunque, se nello scenario ambientale e umano della provincia italiana, il sacerdote si metta a dirimere storie di prostituzione o di bullismo. E nulla di strano se, in questo tessuto che vede sacerdoti, famiglie e singoli cittadini costruire una comunità nella quale nessuno è lasciato a se stesso e i problemi si affrontano e si risolvono insieme, ottiene un ruolo da protagonista un giovanissimo attore reatino.
«Interpreto un ragazzo vittima di bullismo, che ha tanti problemi con i suoi coetanei», ci spiega Simone Casanica, classe 1991, evitando accuratamente di fare spoiler. «Poi accadono alcuni fatti, la polizia indaga e alla fine si riesce a trovare il colpevole, ovviamente grazie all’aiuto di don Matteo».

Ma come sei arrivato a ottenere la parte?

Da tre anni a questa parte, grazie al mio agente, ho fatto molti provini per vari film. Non sono stato preso, ma alla fine l’occasione è arrivata.

Ma il tuo è un gioco o una vocazione?

L’attore è quello che voglio fare nella vita. È qualcosa che sento dentro. Ovviamente adesso vado a scuola, frequento il liceo classico, ma senza rinunciare a studiare recitazione. Recito da quando avevo sei anni, ma andando avanti ho capito che questo aspetto della mia vita andava preso sul serio, e allora ho cominciato a frequentare delle scuole a Roma. Mi sono diplomato con cento su cento all’Accademia Artisti, poi da lì ho iniziato a fare doppiaggio. Ad esempio ho doppiato l’edizione Netflix de “Le regole della Casa del Sidro”. Il film, pubblicato nel 1999, ha vinto tre oscar, ma Netflix voleva un doppiaggio moderno.

Questa esperienza con Netflix è interessante, il rapporto con la tecnologia apre nuovi spazi al mestiere dell’attore?

Certamente. I nuovi canali digitali come Netflix, ad esempio, aprono spazi molto grandi…

Hai anche esperienze teatrali?

Sì, sia nel teatro di prosa che nell’ambito del musical. Ad esempio, sono stato nel cast de “La bella e la bestia”, “Sister Act”, “La fabbrica del cioccolato”.

Tutti spettacoli che non sono andati in scena a Rieti. Come concili la scuola con il palcoscenico?

Cerco di conciliare i due mondi. Ammetto di non avere voti stratosferici. Ma se passa un giorno in cui non mi sono esercitato, non ho studiato da attore, non ho lavorato sul palcoscenico o nel doppiaggio, non mi sento bene.

D’altra parte fare l’attore vuol dire avere a che fare con grandi classici del calibro di Shakespeare… ma hai qualche altra passione letteraria?

Sì, Dante. Conosco quasi tutta la Divina Commedia a memoria. E tra i contemporanei Charles Bukowski.

Per fare una battuta potremmo dire: dal “Paradiso” a “Storie di ordinaria follia”. Ma per tornare a don Matteo, quando potremo vederti in televisione?

La puntata è la quattordicesima dell’undicesima serie di don Matteo. Penso vada in onda verso ottobre.