Don Luigi a Regina Pacis: il prete della gioventù

Quando, nel 1993, don Luigi si “scambiò” con don Lucio, assumendo la parrocchia di S. Lucia che l’altro lasciava per Regina Pacis, a noi parrocchiani di quest’ultima sembrava all’inizio una cosa strana. Poi ovviamente le cose cambiano, ma, di primo acchito, non era un mistero che non fu facile comprendere la decisione per cui quella che era rimasta a lungo la maggiore comunità parrocchiale reatina dovesse perdere, insieme a don Vincenzo (che preferiva, al compimento dei 75 anni, andare “in pensione” da parroco spostandosi in Cattedrale da canonico), anche lui che a Regina Pacis aveva trascorso praticamente tutti gli anni dall’inizio del suo arrivo a Rieti.

Ma era un’esperienza che era da considerarsi conclusa, e capimmo dopo che era giusto così. Un’esperienza, però, che aveva lasciato il segno: quella di una “fraternità” parrocchiale, composta da don Vincenzo insieme ad Angela, laica “consacrata” di fatto all’attività pastorale e alla vita comune in canonica, e agli altri sacerdoti, di cui don Luigi fu l’elemento fisso: se altri (i primi anni si trattava di preti neo ordinati all’esperienza iniziale, poi ci furono anche seminaristi prossimi all’ordinazione) andavano e venivano, il sacerdote vercellese trapiantato a Rieti restava sempre punto di riferimento. Vice parroco in pianta stabile, rimase in seguito appoggiato a Regina Pacis anche quando negli anni Ottanta divenne rettore del Seminario, e dal palazzo di piazza Oberdan praticamente ogni giorno raggiungeva la parrocchia di piazza Matteocci per celebrare Messa e mantenere quelle attività pastorali che erano ben suddivise tra lui e don Vincenzo, con il quale poi, nell’ultimo periodo in cui non era più rettore del Seminario, condivise direttamente la guida pastorale di Regina Pacis quale parroco in solido.

Il sodalizio con don Vincenzo fu essenziale per don Luigi, che non ha mai mancato di sottolinearlo, come ha avuto modo di scrivere due anni fa sulla stampa diocesana (e di dire poi nel discorso commemorativo che fu invitato a tenere a Regina Pacis nel trigesimo) in occasione della morte dell’anziano suo “maestro”. Da lui aveva imparato quella dedizione totale che deve caratterizzare il ministero sacerdotale. E dedizione don Luigi la dava al massimo a Regina Pacis, anche se “suddivisa” con le tante altre sue attività, in particolare d’estate quando si trasferiva a Villa S. Anatolia e in parrocchia lo si vedeva più di rado, ma sapendo bene tutti che in quelle attività dei campiscuola, specie i primi tempi, tanti erano i ragazzi provenienti proprio da Regina Pacis. Perché i giovani del quartiere Maraini-Molino della Salce erano un po’ la “prima guardia” per le attività “bardottiane” come i campi e gli incontri, e poi, nella ricostituzione dell’Azione Cattolica che in diocesi si deve a lui, i più “convinti” (anche qui non secondaria fu l’influenza del santo prete che era don Vincenzo, che nell’apostolato laicale “primario” dell’AC aveva da sempre fortemente creduto).

Don Luigi a Regina Pacis era il prete della gioventù. Come non ricordare le Messe dei fanciulli ai tempi d’oro (se si pensa ai numeri e alla vivacità di allora sembra un’era geologica fa), quando si dovevano aggiungere davanti panche e sedie nell’aula liturgica dell’allora parrocchia più giovane della città, con le sue prediche “mirate” ai piccoli, per i quali organizzava i sabati oratoriali fra canti, proiezioni di film e attività ricreative… E poi il suo tirar su pazientemente, con i gruppi Acr e Acg e i diversi momenti formativi, le nuove generazioni che avevano in lui il riferimento, in quella “suddivisione di compiti” con don Vincenzo che era ben delineata e funzionante.

Un entusiasmo e un’energia che, negli ultimi tempi, confessava di rimpiangere: «Avessi trent’anni in meno…». Ma che lo rendeva il don Luigi che tanti, magari oggi lontano dalla Chiesa, non hanno dimenticato.
Nazareno Boncompagni