Don Domenico: «non possiamo stare fermi, dobbiamo andare incontro»

«Tutti noi siamo figli di una stagione in cui abbiamo vissuto da garantiti, oggi queste garanzie sembrano essere cadute, ma la vita è per definizione un rischio». Lo ha riconosciuto il vescovo Domenico durante la visita ai lavoratori della Provincia e al presidente Giuseppe Rinaldi.

Rispetto alle difficoltà che stanno affrontando i lavoratori con gli attuali cambiamenti istituzionali, mons. Pompili ha invitato a «non vivere questo momento di passaggio come una condizione da accanimento terapeutico, quasi foste qui con la respirazione artificiale» ma a fare il possibile «per orientare e salvare il servizio al cittadino con una prospettiva vitale, e non di rassegnazione a qualcosa che è semplicemente scomparso».

«Eravamo vissuti con l’idea che la vita è tanto più bella quanto più è garantita – ha aggiunto il vescovo – ma il rischio è di arrivare alla noia. Prendiamo questo come l’unico aspetto positivo: se non ci sono più gli assetti garantiti di una volta, occorre inventare forme nuove».

«Vale per tutti, anche per il vescovo» ha aggiunto don Domenico. «Non possiamo stare fermi, ma dobbiamo muoverci, andare incontro, domandarci cosa dobbiamo fare per intercettare e rispondere ai bisogni delle persone».

«È quello che in forma diversa fanno anche i genitori – ha sottolineato il vescovo – non c’è nulla di scontato: oggi giorno occorre ripensare a come interpretare il proprio ruolo. È cambiato il mondo e dobbiamo prenderne atto, senza rassegnazione, senza toni vittimistici, cercando per quello che è possibile, con dignità, di riprendere la strada. I nostri nonni, in fondo, hanno vissuto condizioni molto più disagiate delle nostre, anche se ce ne siamo completamente dimenticati. Guardiamo ai nostri nonni: quella è la tempra che dobbiamo avere».