Don Domenico: «L’Avvento spinge avanti e affratella»

«L’Avvento è un tempo forte che costringe a guardare avanti e affratella ancora di più ai nostri fratelli maggiori, gli ebrei, che credono nel “giorno del Signore”, nel “giorno della liberazione”, cioè “nel giorno del Messia”».

È l’intuizione proposta sabato 28 novembre da mons. Domenico Pompili durante la celebrazione dei primi vespri. «In effetti – ha aggiunto il vescovo di Rieti – la venuta ultima del Signore Gesù è in grado di ampliare l’orizzonte mentale e spirituale della vita, a condizione che ci si intenda su cosa sia l’orizzonte».

Occorre infatti che questo non sia «semplicemente un’immagine geografica», ma «la possibilità di dilatare i nostri comuni riferimenti attraverso l’ingresso di una Presenza che invita a ridefinire il nostro comune modo di pensare e di vivere. Da questo punto di vista, l’orizzonte se non è circoscritto al nostro piccolo mondo finisce per aprirsi ad un’esperienza nuova che dilata il tempo ancor più degli spazi». Un concetto che trova conforto nelle parole della Evangelii Gaudium di papa Francesco: «il tempo è superiore allo spazio».

«Dare priorità al tempo – spiega il pontefice – significa occuparsi di iniziare processi più che possedere spazi. Il tempo ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce. Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci».

«Questa atmosfera nuova che si sprigiona dal vivere l’avvento non modifica immediatamente la presente situazione grama ed insensata – ha riconosciuto don Domenico – ma attrezza ad affrontarla con un di più di energia. E soprattutto ci apre al futuro, avendo nel cuore l’urgenza della venuta di Cristo, come sentinelle dell’alba. Vigilare diventa allora il modo di vivere. Vigilare non è rientrare in se stessi, ma un uscire da sé per abbandonarsi a Dio. Si comprende finalmente che la parola vigilanza non indica direttamente qualcosa da fare, ma un modo di vivere e di guardare con concentrazione, senza lasciarsi distrarre, contando sulla fedeltà di Dio prima ancora che sulla nostra, giacché “Fedele è colui che vi chiama; egli porterà tutto a compimento”».

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