Don Domenico: «il lavoro sia una impresa sociale»

«Di sicuro, per ripartire nel mondo del lavoro occorre l’impegno di ciascuno, dentro uno sguardo connettivo». È questo il cuore del discorso portato avanti dal vescovo Domenico in occasione del Giubileo con i Lavoratori della Chiesa di Rieti, celebrato nella basilica minore di Sant’Agostino, durante la tarda mattinata di domenica 13 marzo.

E un modello di questo atteggiamento mons. Pompili lo ha indicato nelle famiglie «che reggono allo smottamento per il sistema solidale» come una sorta di welfare alternativo. Non solo: il vescovo ha spinto lo sguardo verso «alcuni puntelli», verso soggetti sui quali riporre fiducia e speranza «come sono le donne, gli immigrati e i giovani».

«Non ne usciremo vivi ciascuno per proprio conto – ha sottolineato – ma riscoprendo il rischio condiviso e la quota-parte dei doveri. Il rischio significa mettersi in gioco tutti: dall’imprenditore all’operaio, dai sindacati alla politica, perché sempre di più il lavoro sia una impresa sociale. Da questa capacità di metterci ognuno qualcosa di proprio nascerà qualcosa di nuovo. I cambiamenti non precipitano dall’alto, ma sono germinati dal basso».

«Doveri e non solo diritti» ha ribadito mons. Pompili, rifacendosi all’articolo 2 della nostra Costituzione:

il riconoscimento dei “diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità” è legato a quel che viene definito “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Una cittadinanza imperniata solo sul lato dei diritti che trascura i doveri, suscita effetti perversi in quanto genera disuguaglianze, illiberalità, implosione.

La crisi del nostro tempo non può essere elusa, non si può guardare con disimpegno. Chiama al cambiamento. «Nessuno può illudersi di sopravvivere a lungo senza sentire gli effetti della povertà e dell’ingiustizia» ha ammonito il vescovo: «meno che mai questo è consentito a chi crede».

Scarica l’omelia: V domenica di quaresima (Giubileo dei lavoratori)

Foto di Massimo Renzi.

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