Domenica XXX – A – 23 Ott. Mt 22,34-40

Uno dei farisei, dottore della legge, domanda a Gesù: «Qual è il più grande comandamento della legge?» Gesù risponde indicando il più importante e il primo dei comandamenti e aggiunge: e il secondo è simile al primo: «Amerai il prossimo tuo come te stesso». I due sono un unico comandamento. Infatti, non si può amare Dio se non si ama il prossimo.

S. Paolo arriva a dire: «Chi ama il suo simile ha adempiuto la legge… Pienezza della legge, infatti, è l’amore». (Rm 13,8.10). E S. Giacomo ammonisce: «Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo» (Gc 1,27).

E già Isaia ammoniva: «Smettete di presentare offerte inutili; l’incenso per me è un abominio… non posso sopportare delitto e solennità… Anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolterei…cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova». (Is 1, 11-17).

Ciò vuol dire che il primo comandamento, l’amore di Dio, è superfluo? Ascoltiamo Teresa di Calcutta: «Se veramente volete amare i poveri, dovete condividere con loro. Se volete che la povertà sparisca, condividetela. Questo è anche quanto desidero dirvi: non possiamo condividere se la nostra vita non è piena dell’amore di Dio»e ancora: «Abbiamo bisogno di portare Dio nella nostra vita».

La vera necessità è il legame tra i due comandamenti; che la fede diventi vita quotidiana, non si riduca ad atti di culto; non si può uscire dalla chiesa con la convinzione di aver concluso l’impegno del cristiano. Quanto si riceve mediante la fede è necessario tradurlo nella vita. «La liturgia e la vita sono realtà indissolubili. Una liturgia che non avesse un riflesso nella vita diventerebbe vuota e certamente non gradita a Dio» (Giovanni Paolo II). Ogni cristiano, fortificato dalla celebrazione dell’eucaristia domenicale, dovrebbe contribuire alla trasformazione della società permeandola dei valori del vangelo.

«Il recente Congresso eucaristico è stato di grande attualità. È stato forte il richiamo al legame inscindibile tra Eucaristia e vita quotidiana, familiare, lavorativa… respingendo il tentativo, che viene da varie parti, di relegare la fede cristiana ai margini dell’esistenza, quasi che sia inutile e sterile per la vita concreta». (Card. Bagasco).

Oggi l’amore al prossimo ha un impegno particolare: il problema degli immigrati; problema che «riguarda la Chiesa e la Chiesa siamo noi. Dobbiamo saperci rinnovare, entrare in comunicazione con gli altri. …C’è qualcosa più importante dell’accoglienza per un cristiano? Certo, è facile affermare la sacralità dei simboli. Ma se il simbolo non invia alla carne, difficilmente ha valore. Un Crocifisso può restare solo un pezzo di cartone. Inginocchiarsi davanti al simulacro può essere comodo, in fondo. Bisogna invece saperlo fare di fronte a chi soffre. Così si loda davvero Dio» . (Olmi: Il villaggio di cartone).

E allora, più scelte di vita che rendano concreto il vangelo di Gesù Cristo; che uniscano la fede con il vissuto quotidiano.

One thought on “Domenica XXX – A – 23 Ott. Mt 22,34-40”

  1. maria laura petrongari

    Gesù ci ha lasciato la croce.Attraverso di essa passano tutte le sofferenze del mondo.Come Lui si è accollate tutte le sofferenze del mondo per riconciliarci con Dio, noi suoi seguaci dobbiamo aiutare il nostro prossimo a portare la propria croce anche solo per un pò di strada da fare insieme.
    E’ la condivisione, la partecipazione che ci apre la via del paradiso.I cristiani debbono alleggerire le croci .Magari potessimo spazzarle tutte via. E’ il vento della Resurrezione, che ci salverà.Promessa per i redenti. Ma quanti si è ancora a crederci davvero?

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